In tv
Il giornalista Stefano Nazzi
Nove, sabato 6 settembre 2025, ore 21:20. Questa sera torna in prima serata Delitti in famiglia, il programma che da anni si dedica a raccontare storie di crimine, mistero e giustizia mancata. Ma la puntata di oggi assume un peso speciale: è dedicata a uno dei casi di cronaca nera più discussi e controversi dell’Italia contemporanea, il delitto di Garlasco, che ha sconvolto una comunità intera e continua a generare interrogativi a distanza di oltre quindici anni.
Il caso, riproposto con la brillante conduzione del giornalista Stefano Nazzi, riguarda la tragica morte di Chiara Poggi, giovane ragazza di soli ventisei anni, ritrovata senza vita nella sua villetta di Garlasco il 13 agosto 2007. Fin dal primo momento, la vicenda ha avuto una risonanza nazionale: la morte violenta di Chiara non è stata solo un omicidio da cronaca nera, ma un vero e proprio spartiacque mediatico, in cui la pubblica opinione, i media e la magistratura hanno interagito in un gioco di sospetti, ipotesi e narrazioni parallele che hanno segnato profondamente l’immaginario collettivo.
Chiara Poggi
Da mesi numerosi programmi televisivi hanno affrontato il caso, spesso con approcci diversi. Filorosso, Quarto grado, Zona Bianca e altri talk show hanno contribuito a creare un filo rosso di approfondimento che non si è mai interrotto. Tutti hanno cercato di analizzare prove, testimonianze, comportamenti e ricostruzioni processuali, interrogandosi sulle zone d’ombra del caso. Ogni puntata, ogni approfondimento, ha contribuito a mantenere viva l’attenzione sul delitto, trasformando Garlasco in un simbolo della complessità del sistema giudiziario e dei limiti dell’investigazione, ma anche del peso della memoria collettiva.
La puntata di Delitti in famiglia di stasera non si limita a raccontare i fatti come un semplice documentario, ma costruisce un percorso emotivo e investigativo estremamente articolato. La narrazione parte dagli ultimi giorni di Chiara, ricostruendo i suoi movimenti, i rapporti con amici e parenti, le piccole inquietudini e le tensioni che oggi assumono un nuovo peso alla luce degli eventi successivi. Attraverso una ricostruzione cinematografica delle giornate precedenti al delitto, lo spettatore è immerso nella quotidianità di una ragazza giovane, brillante e con tutta la vita davanti, e percepisce quanto fosse fragile la linea tra normalità e tragedia.
L’approfondimento si sposta poi sulle indagini, sulle perizie scientifiche, sulle prove raccolte e sulle contraddizioni che hanno caratterizzato l’intero iter giudiziario. La vicenda processuale di Alberto Stasi, condannato a sedici anni per l’omicidio della fidanzata, viene raccontata con attenzione, cercando di evidenziare non solo gli atti formali, ma anche le implicazioni emotive e sociali di una sentenza che ha diviso l’opinione pubblica. In questo contesto, il programma mostra come il caso di Garlasco non sia mai stato solo un episodio di cronaca isolato: è un’indagine sull’incertezza, sul peso della prova scientifica e sul confine sottile tra colpevolezza e dubbio.
Questa puntata si caratterizza per un filo narrativo emotivo molto forte: non ci si limita ai processi, alle testimonianze e ai fatti giudiziari, ma si indaga anche il dolore dei familiari, la perdita irreparabile e le ferite emotive che la vicenda ha lasciato. La voce narrante guida lo spettatore dentro la casa di Chiara, tra stanze che parlano di una vita spezzata, fotografie rimaste intatte e oggetti quotidiani che oggi hanno un valore simbolico straordinario. È un racconto che combina cronaca, analisi e riflessione psicologica, mettendo in evidenza quanto il crimine abbia cambiato non solo le vite delle persone direttamente coinvolte, ma anche la percezione della giustizia in una comunità intera.
Ma Delitti in famiglia non si ferma qui. La puntata affronta anche il ruolo dei media e dei talk show nel creare un dibattito pubblico che, per quanto utile all’informazione, può influenzare la percezione dei fatti. Lo spettatore percepisce così l’onda lunga di un caso che non si chiude mai del tutto, dove il dibattito pubblico diventa parte integrante della storia stessa.
Alberto Stasi
Il programma di stasera si distingue anche per la ricostruzione visiva accurata: telecamere in esterni ed interni, percorsi nella città di Garlasco, ricreazioni tridimensionali degli spostamenti dei protagonisti, tutto finalizzato a immergere lo spettatore nel clima emotivo e investigativo. L’obiettivo non è spettacolarizzare, ma restituire la complessità della vicenda, i punti di vista contrastanti, le zone d’ombra e la tensione che ancora oggi avvolge il caso. Lo spettatore viene accompagnato a confrontarsi con domande difficili, a capire quanto sia complicato discernere la verità quando fattori umani, emotivi e giudiziari si intrecciano in modo così fitto. L’atmosfera che permea il racconto è intensa, sospesa tra dolore e tensione, tra desiderio di risposte e accettazione del mistero che ancora aleggia sul delitto.
Questa puntata di Delitti in famiglia si presenta quindi come un momento imperdibile per chiunque voglia comprendere a fondo la complessità del delitto di Garlasco: non solo una ricostruzione dei fatti, ma un viaggio nell’animo umano, nella memoria di una comunità e nell’eco dei media che da anni tengono vivo il dibattito. È un racconto in cui verità, sospetto e dolore convivono, e dove ogni spettatore è chiamato a guardare, ascoltare e riflettere sulla fragilità della vita, sulla complessità della giustizia e sul peso delle parole che, anche a distanza di anni, continuano a incidere profondamente.
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