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L'omicidio di Chiara Poggi

Delitto di Garlasco, un dubbio lungo 23 minuti. L'onorevole Matone: "Meglio un colpevole in libertà che un innocente in carcere"

Il parere della deputata leghista sul caso

Giovanni Ramiri

03 Settembre 2025, 06:00

Delitto di Garlasco, il mistero dei 23 minuti. "Meglio un colpevole in libertà che un innocente in carcere": il dubbio dell'onorevole Matone

Simonetta Matone

“Io faccio parte di quella schiera residuale che preferisce o preferirebbe un colpevole in libertà a un innocente in carcere”. Lo ha detto l’onorevole Simonetta Matone, deputata della Lega, durante l’ultima puntata di Zona Bianca, andata in onda il 27 agosto, parlando dell’omicidio di Chiara Poggi.

“Io sono sempre stata molto tormentata dal delitto di Garlasco – ha aggiunto Matone – perché la cosa che più mi inquieta è proprio questo lasso di tempo così ridotto che voi avete così opportunamente ricostruito (il riferimento è a quanto discusso precedentemente in studio, ndr) perché in uno spazio di tempo così piccolo, (è difficile) riuscire a commettere un omicidio che è caratterizzato da una animosità e un odio particolare nei confronti della vittima”. Il lasso di tempo a cui l'onorevole fa riferimento sono i 23 minuti nei quali, come ricordato anche dall’avvocato De Rensis, legale di Stasi, il suo assistitito avrebbe ucciso Chiara Poggi.

Antonio De Rensis

“Non lo dico io, lo dice l’autopsia – ha precisato Matone – Chiara è stata colpita da una ferocia selvaggia. Riuscire ad articolare l’idea di cancellare le proprie tracce, camminare senza sporcarsi, diamo per scontato che questo sia avvenuto, ma ritornare in casa propria, accendere il computer e mettersi a lavorare alla tesi di laurea, conferendo nella tesi contenuti congrui perché parte della perizia ha riguardato anche questo, cioè che tipo di attività intellettuale è stata svolta”. Ci sono pagine aggiunte alla tesi di laurea”, ha ricordato Giuseppe Brindisi.

“E sono pagine assolutamente congrue – ha confermato la deputata leghista – bisogna avere una personalità criminale e assolutamente mostruosa per arrivare a fare questo. Io vorrei tornare sul tema del giudizio immediato perché opportunamente il professor Giarda, il primo difensore di Stasi, scelse la strada dell’abbreviato perché gli elementi raccolti erano assolutamente congrui ma il professore era assolutamente certo che si sarebbe arrivati, come si è arrivati, a un’assoluzione”.

La puntata completa di Zona Bianca

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