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Il personaggio

Elvis Presley, il re mondiale del Rock ’n’ Roll che non cantò mai fuori dal Nord America: vita, carriera, curiosità e le teorie complottiste sulla morte

Giovanni Ramiri

25 Agosto 2025, 20:19

Elvis Presley, il re mondiale del Rock ’n’ Roll che non cantò mai fuori dal Nord America: vita, carriera, curiosità e le teorie complottiste sulla morte

Elvis Presley rimane una delle figure più iconiche della musica del Novecento, un artista che non solo rivoluzionò il panorama sonoro del suo tempo, ma divenne simbolo culturale di un’epoca. La sua storia personale, fatta di talento innato, straordinaria ascesa e tormenti privati, continua a esercitare un fascino intramontabile. Nato a Tupelo, Mississippi, l’8 gennaio 1935, Elvis Aaron Presley crebbe in una famiglia modesta, segnata dalle difficoltà economiche tipiche del Sud degli Stati Uniti negli anni della Grande Depressione. Fin da bambino fu attratto dalla musica, che respirava nelle chiese battiste frequentate con i genitori: i cori gospel e le sonorità del rhythm and blues afroamericano avrebbero costituito le fondamenta del suo stile. Dopo il trasferimento a Memphis, città vivace e multiculturale, entrò in contatto con il rockabilly, il blues e la musica country, generi che miscelò con naturalezza.

Il momento decisivo arrivò nel 1954, quando Elvis incise i primi brani per la Sun Records di Sam Phillips. La sua voce unica, capace di unire dolcezza e grinta, insieme al suo modo innovativo di interpretare le canzoni, lo resero immediatamente riconoscibile. Nel giro di poco tempo, con brani come “That’s All Right” e “Heartbreak Hotel”, esplose il fenomeno Presley: un giovane che scuoteva il corpo sul palco con una carica sessuale inedita, scandalizzando i benpensanti ma conquistando le nuove generazioni. Negli anni Cinquanta Elvis divenne il Re del Rock ’n’ Roll, incarnando lo spirito di ribellione giovanile. Le sue apparizioni televisive fecero scalpore, i suoi concerti registravano sold out, e le sue canzoni scalavano le classifiche mondiali. La sua figura era in grado di unire la forza selvaggia della musica afroamericana con l’immediatezza del pop bianco, aprendo una nuova stagione nella storia della musica.

Parallelamente alla carriera discografica, Presley si impose anche come attore cinematografico, recitando in una serie di film che, pur non sempre memorabili dal punto di vista artistico, contribuirono a consolidare la sua immagine presso il grande pubblico. Negli anni Sessanta la sua produzione fu segnata proprio dal cinema, con decine di pellicole e relative colonne sonore, mentre le esibizioni dal vivo passarono in secondo piano. Un momento cruciale fu il comeback del 1968, un concerto televisivo che segnò il ritorno di Elvis alle atmosfere più autentiche del rock e del rhythm and blues. Con la voce più matura e una presenza scenica ancora magnetica, Presley riconquistò il pubblico e inaugurò una nuova fase della carriera. Gli anni Settanta furono dominati dai suoi spettacoli a Las Vegas, caratterizzati da un’energia travolgente, costumi sfarzosi e un seguito di fan che lo consideravano quasi una divinità.

Elvis in un concerto a Las Vegas

Tuttavia, dietro lo scintillio del successo si celava una realtà tormentata. La pressione mediatica, la gestione invasiva del suo manager, il colonnello Tom Parker, e l’uso crescente di farmaci e sostanze per sostenere i ritmi serrati delle esibizioni logorarono la sua salute fisica e mentale. Nonostante ciò, la sua voce non perse mai potenza, e la sua figura continuava a catalizzare l’attenzione del mondo.

Elvis Presley morì il 16 agosto 1977 nella sua residenza di Graceland, a Memphis, all’età di soli 42 anni. La notizia sconvolse milioni di fan e segnò la fine di un’epoca. Ancora oggi le circostanze della sua morte alimentano curiosità e leggende, contribuendo al mito di un artista che sembrava destinato a vivere per sempre.  La morte di Elvis Presley nel 1977 non ha mai smesso di alimentare teorie e leggende, tanto che ancora oggi esistono fan convinti che il “Re del Rock ’n’ Roll” non sia realmente morto. Questo fenomeno si spiega con diversi fattori, che intrecciano il mito dell’artista con il bisogno collettivo di non accettarne la fine. Innanzitutto, la sua scomparsa avvenne in circostanze particolari. Elvis fu trovato senza vita nella sua villa di Graceland, ma i primi comunicati ufficiali furono confusi e contraddittori. L’autopsia parlò di arresto cardiaco aggravato dall’uso eccessivo di farmaci, ma per molto tempo i dettagli non furono resi del tutto chiari, alimentando dubbi e sospetti. Un altro elemento chiave è legato alla sua immagine. Elvis era un’icona mondiale, e la sua morte improvvisa a soli 42 anni colpì come un trauma collettivo. Molti fan non riuscirono ad accettarla, preferendo credere che si fosse “nascosto” per sfuggire alla pressione mediatica e alla gestione soffocante del suo manager, il colonnello Tom Parker.

Negli anni Ottanta e Novanta le teorie complottistiche si moltiplicarono. Alcuni sostennero di averlo visto in giro per gli Stati Uniti o in luoghi esotici, e fotografie dubbie iniziarono a circolare sui giornali. Persino la sua stessa casa, Graceland, contribuì involontariamente a mantenere il mito: i pellegrinaggi annuali in occasione della sua morte erano così imponenti da trasformare Elvis in una sorta di figura quasi religiosa, e l’idea che fosse ancora vivo divenne parte del culto.

Inoltre, l’uso delle iniziali sulla lapide di Graceland generò sospetti: al posto di Elvis Aron Presley (il suo nome anagrafico con una sola “a”), fu inciso Elvis Aaron Presley. Un semplice errore, probabilmente voluto per rispettare la forma più comune, divenne per i teorici della cospirazione la prova che si trattasse di un falso sepolcro.

Molti studiosi della cultura pop hanno sottolineato che la leggenda della “finta morte” di Elvis è paragonabile a quella di altre icone come Jim Morrison, Marilyn Monroe o Tupac Shakur. In tutti questi casi, il mito personale e l’impatto culturale dell’artista erano talmente forti da rendere la morte inaccettabile Oggi, a quasi cinquant’anni dalla sua scomparsa, l’idea che Elvis sia ancora vivo è diventata più che altro una curiosità folcloristica, ma resta indicativa di quanto il suo carisma abbia superato i confini della musica per trasformarlo in un mito senza tempo, sospeso tra realtà e leggenda.

Elvis Presley ebbe una vita sentimentale molto discussa e seguita dai media, e alcuni dei rapporti che intrecciò furono centrali nella sua storia personale.

La sua unica moglie fu Priscilla Beaulieu, che conobbe in Germania nel 1959, quando lui prestava servizio militare e lei era ancora adolescente, figlia di un ufficiale statunitense. Tra i due nacque una relazione che proseguì per anni a distanza, fino a quando Priscilla si trasferì a Graceland. Il matrimonio venne celebrato a Las Vegas il 1º maggio 1967 e durò fino al 1973, quando la coppia divorziò in modo consensuale, mantenendo però un forte legame di affetto e rispetto reciproco.

Dal matrimonio nacque l’unica figlia di Elvis, Lisa Marie Presley, venuta al mondo il 1º febbraio 1968. Lisa Marie ha avuto a sua volta una vita sotto i riflettori, sia per la carriera musicale che per i matrimoni celebri, tra cui quello con Michael Jackson negli anni Novanta e quello con l’attore Nicolas Cage nei primi Duemila. La sua esistenza, segnata dall’ingombrante eredità paterna, è stata complessa e drammatica, fino alla sua scomparsa prematura nel gennaio 2023

Elvis con la moglie Priscillia e la figlia Lisa Marie

La fortuna postuma di Elvis è stata immensa. Dopo la sua scomparsa, Graceland è diventata meta di pellegrinaggio per i fan di tutto il mondo, trasformandosi in uno dei luoghi più visitati degli Stati Uniti. La sua musica continua a essere ristampata, reinterpretata e utilizzata in film e pubblicità, rendendolo presente in ogni generazione. Documentari, biografie e produzioni cinematografiche hanno alimentato l’interesse per la sua figura, consacrandolo come leggenda immortale.

Una curiosità significativa è che Elvis non si esibì mai fuori dal Nord America, eppure la sua fama raggiunse dimensioni globali: dalle strade di Tokyo ai locali di Roma, il suo volto e la sua voce divennero simbolo di modernità e rivoluzione culturale. La sua capacità di unire mondi diversi – musica bianca e musica nera, sacro e profano, ribellione e romanticismo – lo rese un artista unico.

Oggi Elvis è ricordato non solo come il Re del Rock ’n’ Roll, ma come un fenomeno che travalicò la musica per diventare mito. La sua figura resta un punto di riferimento per generazioni di musicisti e appassionati, e la sua influenza si avverte ancora in ogni forma di musica popolare. In lui si intrecciarono il carisma, la fragilità e il talento purissimo, dando vita a un personaggio che continua a vivere ben oltre la sua morte.

Una mostra a Londra  in suo onore

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