Ospite a Belve
Massimo Ferrero
Massimo Ferrero, ospite oggi martedì 27 maggio a Belve da Francesca Fagnani, è una di quelle figure che sfuggono a ogni definizione semplice. Produttore cinematografico, ex presidente della Sampdoria, uomo d’affari, romano verace con un temperamento da commedia italiana, Ferrero è l’incarnazione perfetta del personaggio larger than life: esuberante, contraddittorio, a tratti grottesco, ma sempre capace di attirare attenzione.
Nato a Roma il 5 agosto 1951, Ferrero cresce in un ambiente popolare, intriso di quella romanità teatrale che gli sarà sempre cucita addosso. Inizia la sua carriera come tuttofare nel mondo del cinema — autista, assistente, perfino comparsa — e risale, passo dopo passo, la filiera produttiva fino a fondare la sua casa di produzione. La sua attività nel settore audiovisivo gli permette di lavorare con registi e attori di spicco, specialmente nei primi anni 2000.
Nel suo curriculum figurano produzioni indipendenti, film per il grande pubblico e collaborazioni che dimostrano fiuto e ambizione. Tuttavia, Ferrero non diventa mai una figura centrale nel cinema d'autore, restando invece un imprenditore colorito e pragmatico del settore.
La vera esplosione mediatica avviene nel 2014, quando Ferrero acquisisce la Sampdoria. In un mondo sempre più corporate e sobrio, l’arrivo del “Viperetta” — soprannome affibbiatogli per la sua parlantina veloce e il carattere scattante — rompe ogni schema.
Con i suoi modi sopra le righe, gli occhiali da sole onnipresenti, le battute improvvise e le uscite spesso clamorose, Ferrero diventa una figura divisiva ma impossibile da ignorare. La sua presenza sulle tribune è teatrale, rumorosa, ma anche per certi versi affettuosa: un presidente che vive la squadra con l’ansia e l’emozione del tifoso, più che con il distacco del dirigente.
Sul piano sportivo, il suo mandato è stato altalenante: alcuni buoni risultati, qualche intuizione tecnica, ma anche polemiche, cambi di allenatori repentini e tensioni con tifosi e stampa.
Nel dicembre 2021 Ferrero viene arrestato con l’accusa di bancarotta fraudolenta e altri reati finanziari legati a una rete di società a lui riconducibili. È il punto di svolta che segna una frattura nella sua parabola pubblica. L’arresto, e la successiva inchiesta, lo costringono a lasciare la presidenza della Sampdoria, generando sconcerto ma anche sollievo tra parte della tifoseria.
Quella che sembrava una favola sopra le righe — l’uomo del popolo che conquista il calcio — assume tinte più cupe, mettendo in luce i lati oscuri del personaggio: una gestione opaca, un senso del potere personale che spesso ha travalicato i limiti dell’etica manageriale.
Massimo Ferrero resta, comunque lo si giudichi, un personaggio da romanzo. La sua capacità di mettersi al centro del racconto — anche a costo di risultare caricaturale — è il segreto del suo magnetismo. Non ha mai cercato di piacere a tutti, anzi: ha sempre preferito restare autentico al proprio stile, fatto di parole in libertà, gesti eccessivi, e quell’inconfondibile sapore da borgata romana.
Il suo linguaggio — verbale e fisico — sembra uscito da una pellicola di Scola o Monicelli. E forse è proprio qui che risiede il suo fascino: Massimo Ferrero non è mai stato un imprenditore "normale", ma un attore della propria vita, uno showman travestito da dirigente, un uomo che ha sempre vissuto in scena, anche (e soprattutto) quando il sipario sembrava chiudersi.
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