Il caso
Andrea Sempio
Due piste investigative, una soltanto destinata a proseguire. Come riporta oggi il Corriere della Sera, dopo il ritrovamento di un profilo di DNA maschile sconosciuto nella bocca di Chiara Poggi, la procura di Pavia ha avviato una nuova indagine sul delitto di Garlasco, con due direttrici d’inchiesta. La prima ha l’obiettivo di chiarire l’origine di quel DNA: se si tratti davvero di un profilo mai identificato — al momento, nessuna corrispondenza con i DNA di confronto finora esaminati, tra cui quelli di soccorritori, medici legali, consulenti tecnici, familiari, Andrea Sempio e Alberto Stasi — oppure se possa trattarsi del risultato di una contaminazione non documentata.
La genetista Denise Albani, nominata perito dalla gip Daniela Garlaschelli, tende a escludere che possa essere stata la persona che nel 2007, durante l’autopsia, prelevò i tamponi ad aver involontariamente introdotto il DNA. Eppure, nonostante le rigorose procedure previste proprio per evitare errori del genere — compresa l’acquisizione obbligatoria dei profili genetici degli operatori —, è noto che gli inquinamenti accidentali nei laboratori non siano eventi impossibili.
La domanda che si pongono ora gli inquirenti è se qualcuno, tra tecnici o forze dell’ordine, possa aver toccato il corpo della vittima senza guanti o le dovute precauzioni, in particolare l’interno della bocca, senza che questo contatto sia mai stato riportato nei verbali né comunicato nei diciotto anni successivi. Secondo il Corriere della Sera è un’ipotesi poco probabile, soprattutto per la quantità di materiale genetico rilevato. I carabinieri del Nucleo investigativo di Milano stanno cercando di verificare se nel gruppo dei profili «tecnici» usati per escludere contaminazioni ne manchi qualcuno. Un eventuale riscontro eliminerebbe subito l’ipotesi di un secondo o terzo ignoto — oltre al DNA ritrovato sotto le unghie della vittima, anch’esso ancora senza nome.
Tuttavia, il lavoro investigativo non può attendere il risultato di questi accertamenti. Per questo si è già aperto il secondo filone dell’indagine, quello che punta a identificare potenziali sospetti da confrontare direttamente con il profilo trovato. Come riporta il Corriere, per la procura di Pavia, guidata da Fabio Napoleone, il DNA sconosciuto apparterrebbe a un complice di Andrea Sempio, attualmente sotto indagine. Secondo i magistrati, Sempio si trovava nella villetta di via Pascoli il giorno del delitto. Una sorta di Ignoto 3.
Da questo punto prende avvio la nuova fase e parlando di profili ignoti e la memoria non può che tornare al caso di Yara Gambirasio: nessuna raccolta a tappeto di DNA, come avvenuto nell'indagine che ha portato all'arresto di Bossetti. Si sta piuttosto procedendo con ricerche mirate tra le vecchie conoscenze di Sempio, che all’epoca dei fatti aveva 19 anni, frequentava un gruppo di amici legati a Marco Poggi e stava terminando il liceo. Gli investigatori torneranno a sentire alcune persone già ascoltate a marzo, e allargheranno il cerchio ai compagni di scuola di Sempio. Ricostruire la rete sociale di un adolescente dopo quasi due decenni non è semplice: non ci sono più tabulati telefonici né dati digitali a disposizione. L’unica strada è affidarsi alla memoria dei ragazzi di allora, oggi adulti.
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