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Il caso

Delitto di Garlasco, la firma dell'assassino o una contaminazione? Forse già lunedì un nuovo esame sul tampone orale di Chiara Poggi

Il quantitativo di materiale genetico rilevato è minimo — pochi picogrammi — ma la sua posizione e concentrazione lo rendono un elemento di potenziale interesse

Giovanni Ramiri

12 Luglio 2025, 16:40

Chiara Poggi

Chiara Poggi

Potrebbe essere rieseguito già lunedì, secondo Tgcom 24, un nuovo esame sul tampone orale effettuato durante l’autopsia di Chiara Poggi, la giovane uccisa nel 2007 a Garlasco. Le prime analisi condotte nell’ambito dell’incidente probatorio hanno infatti evidenziato la presenza di due profili genetici maschili: nessuno dei due appartiene né ad Andrea Sempio, indagato nella nuova inchiesta, né ad Alberto Stasi, condannato a 16 anni per l’omicidio.

Secondo quanto emerso, uno dei due profili è stato attribuito con buona probabilità — una compatibilità stimata tra il 70% e l’80% — all’assistente del medico legale che partecipò all’autopsia. Il secondo, invece, rimane al momento senza identità: si tratterebbe di un Dna “ignoto” rinvenuto nella zona del palato e della lingua della vittima. Un dato, questo, che potrebbe rivelarsi cruciale ma che necessita di conferme più solide dal punto di vista scientifico. I primi risultati, trasmessi venerdì alle parti coinvolte (accusa, difese e parte civile), si riferiscono a cinque campioni prelevati dalla garza utilizzata in fase autoptica. Tre di questi non hanno restituito dati rilevanti, mentre gli altri due hanno portato all’individuazione dei profili genetici in questione.

Per chiarire definitivamente l’origine del Dna "estraneo", sarà necessario ripetere gli esami e ottenere conferme attendibili. Solo allora si potrà aprire un nuovo fronte investigativo. Se i dati venissero validati, potrebbe rendersi necessario un confronto genetico con tutte le persone che, a vario titolo, entrarono in contatto con Chiara prima o dopo la sua morte, incluso il personale specializzato dei RIS di Parma.

Sul Dna ignoto si addensano ora gli interrogativi principali: potrebbe trattarsi di una semplice contaminazione avvenuta in fase di autopsia o nelle fasi successive alla morte? Oppure è un segnale lasciato dall’assassino, magari nel momento in cui Chiara cercò di difendersi disperatamente, mordendo l’aggressore?

Gli inquirenti si muovono con cautela. Il quantitativo di materiale genetico rilevato è minimo — pochi picogrammi — ma la sua posizione e concentrazione lo rendono un elemento di potenziale interesse. Se non riconducibile ad alcun operatore tecnico o sanitario, potrebbe davvero aprire a nuovi scenari.

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