Sabato 06 Settembre 2025

QUOTIDIANO DI INFORMAZIONE INDIPENDENTE

DIRETTORE
SERGIO CASAGRANDE

×
NEWSLETTER Iscriviti ora

Il caso

Delitto di Garlasco, il dna di un terzo uomo nella bocca di Chiara Poggi. Il legale della famiglia nega: "Non c'erano soggetti sconosciuti sulla scena del crimine"

La quantità del profilo genetico è estremamente ridotta, circostanza che ha portato gli esperti ad avanzare l’ipotesi che possa trattarsi di una contaminazione accidentale

Giovanni Ramiri

12 Luglio 2025, 09:58

Chiara Poggi

Chiara Poggi

Nel corso del maxi incidente probatorio presso il Tribunale di Pavia, gli specialisti incaricati hanno analizzato un campione mai esaminato prima: il tampone orale prelevato nel 2007 dalla vittima, Chiara Poggi. L’esito ha sorpreso investigatori e avvocati: è emersa infatti una traccia di DNA maschile ignoto, incompatibile sia con Alberto Stasi – unico condannato in via definitiva per il delitto – sia con Andrea Sempio, recentemente indagato per la nuova inchiesta.

La quantità del profilo genetico è estremamente ridotta, circostanza che ha portato gli esperti ad avanzare l’ipotesi che possa trattarsi di una contaminazione accidentale, ad esempio da parte dello stesso medico legale che eseguì il prelievo nel 2007. Tuttavia, non può essere escluso – seppur con prudenza – che la traccia derivi da un contatto diretto avvenuto durante il delitto.

Non si tratta dell’unico elemento su cui si concentra l’attenzione investigativa: infatti, gli inquirenti stanno approfondendo altre evidenze, tra cui DNA maschile non riconducibile né a Stasi né a Sempio rinvenute sotto le unghie della vittima e impronte digitali non ematiche nella cucina di casa Poggi. Questi elementi, se confermati, potrebbero avvalorare l’ipotesi della presenza di più soggetti sulla scena del delitto.

L’avvocato Gian Luigi Tizzoni, portavoce della famiglia Poggi, ha rispedito al mittente ogni suggestione di “nuove piste” basate su presunti DNA sconosciuti sul corpo di Chiara. In una nota all’ANSA, Tizzoni ha dichiarato che «non ci sono DNA di soggetti sconosciuti sulla scena del crimine e ovviamente tanto meno sul corpo di Chiara». Ha definito tali ipotesi «totalmente destituite da qualsiasi fondamento» e prive di riscontri oggettivi, ribadendo che la verità processuale, che ha condannato Stasi, resta solida.

Newsletter Iscriviti ora
Riceverai gratuitamente via email le nostre ultime notizie per rimanere sempre aggiornato

*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy

Aggiorna le preferenze sui cookie