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Nei cieli

L'eruzione del vulcano Klyuchevskoy, i voli per l'Alaska cancellati e il vertice Trump-Putin a rischio. I precedenti dell'Eyjafjallajökull e del Galunggung

Quando la natura ci mette lo zampino: l'aereo che rischiò di cadere sopra l'Indonesia per colpa della cenere vulcanica

Giovanni Ramiri

14 Agosto 2025, 15:36

L'eruzione del vulcano Klyuchevskoy, i voli per l'Alaska cancellati e il vertice Trump-Putin a rischio. I precedenti dell'Eyjafjallajökull e del Galunggung

L'eruzione del vulcano Klyuchevskoy

L’eruzione del vulcano Klyuchevskoy, nella remota penisola russa della Kamchatka, ha riportato al centro dell’attenzione mondiale un nemico silenzioso e potenzialmente letale per l’aviazione: la cenere vulcanica in quota. L’attività eruttiva è stata innescata da un potente terremoto di magnitudo 8.8 registrato il 30 luglio 2025 al largo delle isole Curili, una scossa talmente forte da destabilizzare l’intero sistema magmatico dell’area. In poche ore, dal cratere si è levata una colonna di cenere alta oltre otto chilometri, visibile a centinaia di chilometri di distanza e immortalata dai satelliti come una lunga “coda” grigia spinta verso est dai venti.

L'eruzione del vulcano 

La nube ha attraversato il Pacifico settentrionale e raggiunto l’Alaska, spingendo l’Alaska Airlines e altre compagnie a cancellare decine di collegamenti, in particolare verso comunità isolate come Nome e Kotzebue, dove l’aereo è spesso l’unico mezzo di trasporto rapido. Gli esperti del Volcanic Ash Advisory Center di Anchorage hanno diffuso bollettini costanti, indicando che la cenere stava viaggiando tra i 4.500 e i 10.500 metri di quota, in piena fascia di traffico per i voli di linea.

Il problema per i piloti non è solo la ridotta visibilità: la cenere vulcanica non è rilevabile dai normali radar meteorologici di bordo. È composta da microscopiche particelle di roccia, vetro e minerali che, a contatto con i 1.400 gradi dei motori a reazione, si fondono e formano incrostazioni che possono bloccare le turbine. Non è un rischio teorico. Il 24 giugno 1982, il volo British Airways 9, un Boeing 747 in rotta da Kuala Lumpur a Perth, sorvolò inconsapevolmente la nube dell’eruzione del Monte Galunggung in Indonesia. Uno dopo l’altro, tutti e quattro i motori si spensero. L’aereo, con 263 persone a bordo, planò per oltre venti minuti, scendendo da 11.000 a meno di 4.000 metri, mentre i passeggeri guardavano i motori spenti avvolti da bagliori elettrici causati dalle particelle cariche. Solo grazie alla freddezza e all’esperienza del comandante Eric Moody, l’equipaggio riuscì a riavviare i propulsori e atterrare in sicurezza a Jakarta.

Un'eruzione del Galunggung 

L’evento in Kamchatka, però, non è solo una questione di aviazione civile. Si inserisce in un momento geopolitico delicato. Ad Anchorage, capitale dell’Alaska, è previsto per il 15 agosto un vertice tra Donald Trump e Vladimir Putin. La cenere in movimento, anche senza fermare completamente il traffico, potrebbe complicare la logistica dell’evento, rendendo difficile l’arrivo delle delegazioni ufficiali, della stampa internazionale e delle squadre di sicurezza. Alcune rotte sono già state deviate, e non si esclude che a ridosso del summit si debbano predisporre piani di emergenza per garantire l’arrivo dei leader.

Il Klyuchevskoy, alto 4.754 metri, è uno dei vulcani più attivi al mondo e non è nuovo a episodi di questo tipo. Già nel 1994 una sua eruzione costrinse alla chiusura di importanti rotte transpacifiche per circa 60 ore, con un’operazione coordinata tra enti russi e statunitensi per deviare il traffico. La differenza oggi è che il flusso aereo globale è molto più intenso e interconnesso: un blocco prolungato delle rotte polari o pacifiche comporterebbe ritardi e costi milionari in poche ore.

Attesa per l'incontro fra Trump e Biden

Il paragone più immediato, però, resta quello con l’eruzione islandese dell’Eyjafjallajökull nel 2010. In quell’occasione, una nube di cenere fine si inserì nella corrente a getto e in pochi giorni raggiunse l’Europa continentale. Tra il 15 e il 23 aprile, gran parte dello spazio aereo europeo fu chiuso. In totale, oltre 100.000 voli furono cancellati, bloccando circa 10 milioni di passeggeri e causando 1,7 miliardi di dollari di perdite per le compagnie. L’impatto non fu solo economico: summit internazionali annullati, funerali di Stato rinviati, missioni militari sospese, eventi sportivi e culturali cancellati. In Islanda, l’eruzione fu anche un banco di prova per nuove tecnologie: da allora, sensori come il sistema AVOID permettono di individuare la cenere a distanza e pianificare rotte alternative senza chiudere interi spazi aerei.

L'impronunciabile Eyjafjallajökull

Questi precedenti mostrano come la cenere vulcanica sia un problema globale: nasce in un punto preciso, ma viaggia senza passaporto, attraversa oceani e continenti, e può colpire la nostra infrastruttura più globale e interdipendente, il trasporto aereo. La lezione, vecchia di decenni, è che il cielo non è mai del tutto nostro. Dai ghiacci dell’Islanda alle foreste dell’Indonesia, dai vulcani russi ai cieli dell’Alaska, la natura ricorda di avere ancora l’ultima parola, anche sugli appuntamenti che sembrano immutabili, come un vertice tra capi di Stato.

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