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Il ricordo

Lucio Battisti, emozioni senza tempo: la morte misteriosa, l'importanza della moglie Grazia Letizia Veronese, l'albero di pesco e un'eredità immortale

Giovanni Ramiri

22 Luglio 2025, 20:33

Lucio Battisti, emozioni senza tempo: la morte misteriosa, l'importanza della moglie Grazia Letizia Veronese, l'albero di pesco e un'eredità immortale

Lucio Battisti

Nel firmamento della musica italiana, Lucio Battisti rappresenta una stella unica e irraggiungibile. Nato a Poggio Bustone il 5 marzo 1943, è cresciuto in una famiglia umile: suo padre Alfiero e sua madre Dea, entrambi discendenti di falegnami e contadini, gli trasmisero un legame autentico con le radici della loro terra.

Il 9 settembre 1998, all'età di 55 anni, Battisti morì a Milano dopo un grave ricovero durato undici giorni. La causa ufficiale del decesso rimase avvolta nel mistero: il bollettino medico menzionò solo «complicanze in un quadro clinico severo». Tra i sospetti non confermati, si parlò di un linfoma maligno al fegato o di una glomerulonefrite cronica, per cui avrebbe subito dialisi e un tentativo di trapianto renale.

Dietro alla leggenda di Battisti emerge la figura discreta di Grazia Letizia Veronese, sua compagna e moglie, che lo conobbe grazie a Sanremo e gli diede un figlio, Luca, nato nel 1973 e unico erede diretto della creatività del padre. Dopo la sua scomparsa, la vedova adottò una politica estremamente protettiva sul patrimonio artistico di Battisti: rifiutò tributi, ristampe e perfino video musicali basati sulle sue canzoni, dando vita a lunghe controversie legali. Alla fine, anche in sede giudiziaria, venne confermato il diritto della famiglia a limitare la diffusione e la commercializzazione delle opere.

L'eredità artistica di Battisti non è solo un patrimonio musicale, ma un universo emotivo. Tra i brani più amati brillano “Emozioni”, raffinata ballata orchestrale dal valore poetico straordinario, e “La canzone del sole”, inno alla vita adolescenziale e all’amore estivo che ha accompagnato generazioni. Ancora oggi è difficile restare indifferenti a “I giardini di marzo”, struggente autobiografia che ha saputo trasformare il dolore in musica, e a “Mi ritorni in mente”, il suo primo grande successo, capace di cambiare i canoni della canzone italiana. E poi c'è “29 settembre”, considerato da molti un esperimento sonoro all’avanguardia per il tempo, con tratti psichedelici e una narrazione frantumata nel tempo.

La musica di Battisti nacque dalla collaborazione magica con Mogol, sodalizio che segnò la storia della canzone italiana. Ma negli anni Ottanta, la rottura del loro legame cambiò per sempre le sorti del repertorio battistiano: l’artista scelse il silenzio pubblico, evitando apparizioni e lasciando parlare solo la sua musica. Il catalogo musicale, dal valore milionario, fu gestito interamente dalla moglie, che ne tutelò rigidamente ogni utilizzo, trasformando Battisti in un mito intoccabile.

Battisti e Mogol

Dietro l’artista, c’era un uomo schivo, riservato, allergico alla mondanità. Chi lo conosceva raccontava che spesso negava di essere Lucio Battisti quando lo fermavano in pubblico. I suoi sogni erano semplici: “una casa, una famiglia e un giardino”, diceva. Non cercava la fama, cercava il senso.

Una delle curiosità più affascinanti riguarda la sua casa di campagna a Velletri, nella zona di Colle Zioni, dove si dice che un grande albero di pesco gli abbia ispirato il celebre verso “fiori rosa, fiori di pesco”. Un dettaglio poetico che restituisce l’essenza di Battisti: un artista capace di trarre bellezza dalla quotidianità, trasformandola in musica senza tempo.

La figura di Lucio Battisti resta sospesa tra desiderio di anonimato e un’arte che continua a vibrare. Nonostante la sua scomparsa, la sua voce, le sue melodie e i suoi testi restano vivi, specchio di un’Italia che canta ancora le sue emozioni.

Battisti e Mina

Battisti e Mina

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