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Le Iene

Radja Nainggolan, l'abbandono del padre e la morte della madre. Campione in campo e i problemi nella vita privata: il divorzio, i debiti di gioco e l'arresto

Giovanni Ramiri

27 Maggio 2025, 20:57

Radja Nainggolan

Radja Nainggolan

Radja Nainggolan, ospite oggi martedì 27 maggio a  Le Iene, non è mai stato un calciatore qualunque. A cavallo tra talento puro e spirito ribelle, ha incarnato l’essenza del centrocampista moderno con un'impronta unica: grinta da combattente, cuore da leader e un’anima fuori dagli schemi. La sua carriera, punteggiata da grandi prestazioni, polemiche e scelte controcorrente, racconta molto più di un semplice percorso calcistico: è il racconto di un uomo che non ha mai voluto omologarsi.

Nato ad Anversa, in Belgio, nel 1988, da madre belga e padre indonesiano, Radja cresce in un contesto multiculturale ma difficile. L’abbandono del padre segna profondamente la sua giovinezza, consolidando il legame fortissimo con la madre, morta nel 2010 e mai dimenticata (non a caso Radja porta tatuato il suo volto sul braccio). Di lei, ha sempre detto: “È stata la mia forza, il mio esempio, la mia motivazione.”

È in Belgio che Nainggolan si forma calcisticamente, ma è in Italia che sboccia. Dal Piacenza alla Roma, passando per il Cagliari – club che più di ogni altro ha rappresentato il suo porto sicuro – il Ninja ha costruito un rapporto quasi viscerale con il calcio italiano, che lo ha accolto come un figlio adottivo. La sua decisione di non tornare in Belgio per lunghi periodi, e il suo italiano fluente condito da accenti regionali, confermano quanto Radja si sia sempre sentito “italiano dentro”.

Tatticamente, Nainggolan è stato uno dei centrocampisti più completi della sua generazione. Dotato di corsa, visione di gioco, inserimenti letali e un tiro potente, ha sempre portato sul campo quella fame che non si insegna. Era il classico giocatore che ogni allenatore voleva, ma che pochi riuscivano a gestire. Luciano Spalletti, uno dei suoi mentori, ne ha fatto un perno nella Roma che sfiorò la Champions League e contese lo scudetto alla Juventus.

Con la maglia giallorossa, Nainggolan ha vissuto gli anni migliori della sua carriera: gol pesanti, prestazioni monstre in Champions e una sintonia perfetta con l’ambiente romano, che lo ha amato alla follia. Per i tifosi della Roma, è ancora oggi un’icona.

Nainggolan è anche l’antitesi del calciatore patinato. Ha sempre rigettato l’immagine del professionista modello: fumo, tatuaggi, serate, dichiarazioni sopra le righe. Non si è mai nascosto, anche a costo di pagare caro la sua sincerità. È stato escluso più volte dalla nazionale belga – anche dal Mondiale 2018 – proprio per questo. Una scelta che lo ha ferito, ma che ha accettato senza mai rinunciare a se stesso. “Non mi piego per nessuno”, ha detto una volta. E la frase sembra scolpita nel suo DNA.

Dopo la Roma e la breve esperienza all’Inter, Nainggolan è tornato più volte a Cagliari, il luogo che considera “casa”. Lì ha ritrovato equilibrio, affetto e un senso di appartenenza raro nel calcio moderno. I tifosi sardi lo hanno adottato fin da subito, apprezzandone l’autenticità e la dedizione.

Nel gennaio 2025, Nainggolan è stato arrestato in Belgio nell'ambito di un'indagine su un'organizzazione criminale accusata di importare cocaina dal Sud America attraverso il porto di Anversa e distribuirla in Belgio. L'operazione ha portato a 30 perquisizioni e al sequestro di droga, armi e denaro contante .

Dopo una notte in carcere, è stato rilasciato con obbligo di firma e formalmente indagato per partecipazione a un'organizzazione criminale. I suoi legali hanno sottolineato che Nainggolan non è sospettato di traffico di droga, ma gli sono stati chiesti chiarimenti su somme di denaro prestate a conoscenti, con l'ipotesi di riciclaggio . In un'intervista alla TV belga, Nainggolan ha negato ogni coinvolgimento con la droga, spiegando che i suoi problemi finanziari, dovuti a debiti di gioco e al blocco dei conti dopo il divorzio, lo hanno portato a chiedere prestiti a persone coinvolte nell'indagine.

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