Ospite a Belve
Mario Balotelli
Mario Balotelli, ospite oggi 27 maggio a Belve da Francesca Fagnani, non è solo un calciatore. È un simbolo. Un enigma vivente, una figura controversa che ha diviso opinione pubblica e tifoserie per oltre un decennio. Nato a Palermo nel 1990 da genitori ghanesi e cresciuto a Brescia con la famiglia Balotelli, Mario ha rappresentato – e rappresenta ancora – una figura unica nel panorama sportivo italiano: un campione afro-italiano in un sistema che ha spesso faticato ad accettare la diversità.
Balotelli esordisce giovanissimo con l’Inter, dove sotto la guida di Roberto Mancini mostra subito un talento cristallino. Gol, assist, fisicità: Mario è un attaccante moderno prima che il termine diventasse di moda. Ma con José Mourinho i rapporti si fanno burrascosi. L'ormai leggendaria "maglia gettata" e il celebre aneddoto del match contro il Rubin Kazan sono solo frammenti di un rapporto esplosivo: "Ho passato tutto l'intervallo a parlare con Mario per dirgli di stare calmo, di non rispondere alle provocazioni, che era ammonito e non potevo sostituirlo - ha raccontato lo Special One - ma nel secondo tempo si fece espellere".
A Manchester City, Balotelli diventa un'icona globale. Le sue prestazioni in Premier League, culminate nel titolo del 2012, sono memorabili. Il passaggio per il gol decisivo di Sergio Agüero è scolpito nella storia. Ma più del campo, è il personaggio a far parlare di sé: i fuochi d’artificio in casa, la maglia “Why Always Me?”, gli atteggiamenti imprevedibili.
Balotelli non era solo un calciatore: era un fenomeno culturale. Il ritorno in Italia con il Milan sembra promettente, ma la fiamma si spegne troppo presto. Passaggi tra Liverpool, Nizza, Marsiglia, Brescia, Monza… la carriera di Balotelli diventa un mosaico di ripartenze e incompiutezza. Ovunque lasci traccia di sé, ma raramente riesce a stabilirsi con continuità. Eppure, nessuno ha mai messo in dubbio il talento.
L’apice con l’Italia arriva a Euro 2012. Le due reti alla Germania in semifinale sono ancora oggi uno dei momenti più iconici del calcio azzurro moderno. Il gesto della statua, la potenza, l’orgoglio. Balotelli diventa il primo giocatore nero a essere la star della Nazionale italiana in una competizione internazionale. Un segnale sociale potentissimo.
Poi, il declino. Scelte discutibili, incomprensioni con i commissari tecnici, e il sogno mondiale che svanisce. Ma per molti giovani italiani figli di immigrati, lui resterà sempre il primo a mostrare che sì, anche loro possono sognare l’azzurro.
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