L'omicidio di Chiara Poggi
Antonio De Rensis, avvocato di Alberto Stasi
“La saluto pensando al 13 luglio 2022, poi un giorno lo racconto anche a Tizzoni (il legale della famiglia Poggi con il quale in precedenza c’era stato un duro scontro, ndr) cosa è successo”. È sibillina la frase dell’avvocato Antonio De Rensis, legale di Alberto Stasi, a chiusura dell’ultima puntata stagionale di Filorosso. Alla conduttrice Manuela Moreno, che lo stava incalzando (“È l’ultima puntata, mi ha promesso che mi deve dire una cosa”), l’avvocato ha quindi dato una risposta particolare, che ha subito suscitato l’interesse del giornalista Stefano Zurlo: “C’è un mistero legato a 13 luglio 2022”, chiede. “Un mistero? – replica De Rensis - Sono andato a mangiare un gelato. L’ho chiarito dove lo dovevo chiarire”. Che poi elogia la trasmissione che si è occupata, per tutta l’estate, del delitto di Garlasco: “Grazie per aver dato voce a tutti. Con fiducia, senza estremismi, con rispetto del prossimo dobbiamo affrontare questa vicenda che reca dolore a un sacco di gente”.
“Stasi non sa assolutamente nulla di quello che è successo in quella tragica mattina – ha anche detto De Rensis - e non c’entra assolutamente nulla. La difesa di Stasi non ha alcun intendimento persecutorio nei confronti di nessuno. Rispettiamo questa indagine che credo sia fatta a 360 gradi senza preconcetti e senza partito preso”.
Manuela Moreno
Nel corso della puntata era stata anche proposta un’intervista al genetista Giorgio Portera. “Il dna di Andrea Sempio su uno dei reperti, potrebbe davvero cambiare l’impianto processuale”, chiede il giornalista Daniele Bonistalli. “Il dna va sempre insieme alla circostanza – replica l’esperto - L’ignoto 1 sugli slip di Yara Gambirasio ha dato una colpevolezza fino in Cassazione nei confronti dell’imputato, perché vittima e imputato non si conoscevano, perché il profilo sulla ragazza era ben identificabile, ripetuto su 25 tracce, e ha portato all’identificazione di un soggetto. Il dna senza una circostanza ben definita spesso non vale nulla: se un soggetto frequenta una casa e lo ritrovo su un oggetto poco importante, come un cucchiaino o una bottiglia, allora io non posso dare una colpevolezza di questo oggetto”.
Giorgio Portera
Filorosso ha rappresentato quest’estate un punto di riferimento prezioso nel panorama dell’approfondimento televisivo, dimostrando con rigore e sensibilità come sia possibile raccontare storie delicate come quella del Delitto di Garlasco senza scadere nel sensazionalismo. Con la conduzione di Manuela Moreno, la trasmissione ha saputo accogliere un ampio ventaglio di ospiti tra avvocati, criminologi, giornalisti e testimoni, garantendo un confronto serio e rispettoso. L’obiettivo è sempre stato quello di mantenere alta l’attenzione sul caso, ponendo la verità e la memoria al centro, senza perdere di vista la complessità umana e sociale della vicenda. Filorosso ha così costruito durante tutta l’estate una comunità di spettatori consapevoli, offrendo non solo ricostruzioni ma anche spazi di riflessione.
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