L'omicidio di Chiara Poggi
Flavius Savu e Chiara Poggi
L’arresto di Flavius Savu in Svizzera segna un passaggio delicato e potenzialmente decisivo non soltanto per la sua vicenda personale, ma anche per le indagini che, da quasi vent’anni, cercano di fare piena luce sul delitto di Garlasco. Savu, già condannato per una vicenda di estorsioni legata al santuario della Bozzola, era riuscito a sottrarsi alla giustizia, vivendo da latitante e restando una figura controversa, al centro di voci e rivelazioni mai pienamente verificate. Secondo alcuni quotidiani, tra cui l'Unione Sarda e Il Tempo, . Il suo avvocato, Roberto Grittini, ha fatto sapere "che il suo assistito acconsentirà all’estradizione ed è pronto a collaborare con la Procura di Pavia, anche per quel che riguarda il caso Poggi".
Il santuario della Bozzola
Il suo ritorno sulla scena giudiziaria, questa volta in stato di fermo, ha un peso simbolico e pratico. Simbolico, perché riporta nel cuore della cronaca un nome che in passato aveva agitato l’opinione pubblica con dichiarazioni ambigue su feste segrete, ricatti e possibili collegamenti con l’omicidio di Chiara Poggi. Pratico, perché da oggi la magistratura - se lo riterrà opportuno - potrà interrogare direttamente un uomo che ha dimostrato di voler parlare e che, attraverso il suo avvocato, si dice disposto a collaborare.
Il nodo sta proprio qui: fino a che punto ciò che Savu sostiene potrà trovare conferme? La storia giudiziaria di Garlasco ha già vissuto infinite ripartenze, nuove piste, indizi apparentemente cruciali che col tempo si sono rivelati inconsistenti. La condanna di Alberto Stasi, fidanzato di Chiara, non ha messo del tutto fine ai dubbi, e ogni nuova voce o dettaglio ha il potere di riaprire ferite ancora vive. Ora la possibilità che un testimone controverso, con trascorsi criminali, entri ufficialmente nel fascicolo non è un fatto banale.
Se davvero Savu sarà ritenuto credibile, le indagini potrebbero esplorare scenari finora accantonati, in particolare l’intreccio tra ambienti religiosi, interessi economici e dinamiche personali che avrebbero potuto fare da sfondo all’omicidio. Se invece le sue dichiarazioni resteranno prive di riscontri, il suo arresto si tradurrà soltanto nell’ennesimo capitolo di una vicenda segnata da ombre e suggestioni.
Resta però un dato ineludibile: la verità giudiziaria non può fondarsi su supposizioni, ma sull’incrocio di prove concrete e testimonianze verificabili. Ecco perché la disponibilità di Savu a collaborare, se confermata e vagliata con rigore, potrebbe diventare importante, in grado di aprire prospettive inattese o, al contrario, chiudere definitivamente piste rimaste sospese e che finora, ripetiamo, sono solo suggestioni.
Oggi non ci sono certezze, se non una: dopo tanto tempo, il caso di Chiara Poggi continua a vivere e a chiedere risposte. L’arresto di Savu potrebbe segnare l’inizio di una nuova fase, nella quale sarà la solidità delle indagini a decidere se ci troviamo davanti a una svolta reale o soltanto a un nuovo miraggio.
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