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Il caso

Delitto di Garlasco, 18 anni senza pace: cosa è successo fino ad oggi e cosa può ancora succedere. Il nuovo incarico affidato dalla Procura: come è morta Chiara Poggi?

Tutte le tappe di uno dei casi più complesse e discusse della storia giudiziaria italiana

Giovanni Ramiri

13 Agosto 2025, 06:00

Chiara Poggi

Chiara Poggi

È una mattina d’estate quando, nella villetta di via Pascoli a Garlasco, in provincia di Pavia, viene rinvenuto il corpo senza vita di Chiara Poggi, 26 anni. A dare l’allarme è il fidanzato, Alberto Stasi, che dichiara di aver trovato la porta di casa socchiusa e Chiara riversa nella tromba delle scale che conduce alla cantina. L’omicidio scuote immediatamente l’opinione pubblica: Garlasco è una cittadina tranquilla, e la giovane donna non aveva apparenti nemici o legami con ambienti criminali.

Le prime indagini

Fin dalle prime ore, i carabinieri e la polizia scientifica effettuano rilievi minuziosi. Vengono sequestrati indumenti, prelevati reperti biologici, fotografata la scena del crimine e analizzate tracce di sangue. Sotto le unghie della vittima vengono rinvenuti residui biologici che, anni dopo, diventeranno uno dei punti centrali del dibattimento. Il primo e principale indagato è proprio Alberto Stasi: con lui Chiara aveva una relazione stabile e non risultavano conflitti aperti, ma alcune incongruenze nei racconti e nella ricostruzione degli orari inducono gli inquirenti a concentrarsi su di lui.

Alberto Stasi

Il lungo percorso processuale

Primo grado (2009) — Assoluzione

Il 17 dicembre 2009 la Corte d’assise di Pavia assolve Alberto Stasi per insufficienza di prove. La decisione si basa sull’assenza di elementi ritenuti idonei a superare il ragionevole dubbio: le tracce di sangue e gli altri reperti non offrono, secondo i giudici, un legame certo con l’imputato.

Appello (2011) — Conferma dell’assoluzione

Nel dicembre 2011 la Corte d’assise d’appello di Milano conferma la sentenza assolutoria. Anche in questo secondo giudizio, la prova ritenuta mancante è quella che colleghi in modo inequivocabile Stasi alla scena del crimine nel momento dell’omicidio.

Cassazione (2013) — Annullamento e rinvio

Il 18 aprile 2013 la Corte di Cassazione annulla la sentenza di assoluzione e dispone un nuovo processo d’appello con integrazione di prove. Viene sottolineata la necessità di riesaminare alcuni reperti, in particolare un capello trovato tra le mani della vittima e materiale biologico sotto le unghie, oltre a rivalutare la compatibilità delle tracce di sangue con il racconto di Stasi.

Appello-bis (2014) — Condanna

Nel dicembre 2014, al termine del nuovo giudizio, la Corte d’assise d’appello di Milano dichiara Alberto Stasi colpevole di omicidio volontario, condannandolo a 24 anni di reclusione. Alcune aggravanti vengono escluse, portando poi la pena definitiva a 16 anni.

Cassazione (2015) — Condanna definitiva

Il 12 dicembre 2015 la Prima sezione penale della Corte di Cassazione conferma la sentenza di condanna a 16 anni. Con questa decisione, la vicenda giudiziaria di primo filone si chiude: Stasi entra in carcere per scontare la pena.


Le indagini su Andrea Sempio (2016)

Nel 2016, a seguito di un accertamento tecnico difensivo, il DNA di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, viene individuato su un reperto. La Procura di Pavia apre un’indagine formale. L’ipotesi di un coinvolgimento viene però esclusa dal giudice per le indagini preliminari, che archivia il caso ritenendo gli elementi insufficienti per sostenere un’accusa.


I procedimenti civili

Parallelamente, la famiglia Poggi avvia un’azione civile nei confronti di Stasi. I giudici dispongono un risarcimento per la responsabilità civile derivante dalla condanna penale, liquidato in diverse tranche.


Le richieste di revisione (2020–2021)

La difesa di Stasi tenta di riaprire il caso, presentando alla Corte d’appello di Brescia nel 2020 una richiesta di revisione basata su nuovi elementi tecnici e su una diversa interpretazione di prove già acquisite. La richiesta viene respinta, e nel marzo 2021 la Cassazione conferma la decisione, dichiarando non sussistenti i presupposti per un nuovo processo.


Il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo (2021–2022)

Sempre nel 2021, i legali di Stasi presentano ricorso alla Corte EDU sostenendo che il processo non si sarebbe svolto nel pieno rispetto delle garanzie previste dall’articolo 6 della Convenzione europea. Nel 2022 la Corte dichiara il ricorso irricevibile, chiudendo definitivamente questa via.


Le nuove indagini (2023–2025)

A partire dal 2023, la Procura di Pavia dispone nuove analisi sui reperti rimasti in deposito. Vengono eseguiti accertamenti genetici con tecniche più avanzate rispetto a quelle disponibili nel 2007–2015. Nel 2025 Andrea Sempio viene nuovamente iscritto nel registro degli indagati per concorso nell’omicidio, a seguito di una nuova valutazione di tracce genetiche.

Una garza usata per un prelievo orale su Chiara Poggi rivela la presenza di DNA maschile. Gli inquirenti avviano verifiche per stabilire se tali tracce abbiano attinenza diretta con l’omicidio o possano essere frutto di contaminazioni, ipotesi non rara quando si tratta di reperti custoditi per molti anni. Incidenti probatori e perizie disposte dal giudice per le indagini preliminari cercano di chiarire la compatibilità tra i profili genetici trovati e le persone coinvolte, passate o presenti, nelle indagini. Ieri la procura di Pavia fa sapere che il dna rinvenuto nella bocca è frutto di una probabile contaminazione. Il cosiddetto ‘Ignoto 3’, ovvero il dna maschile individuato sulla garza usata per prelevare materiale dalla bocca della giovane, risulta compatibile con quello dell’assistente del medico legale Ballardini, che condusse l’autopsia. Ci sarebbe poi una  "concordanza" con quello di un cadavere sottoposto ad "autopsia" in un "lasso temporale prossimo" a quella eseguita per l’omicidio del 13 agosto 2007.

Andrea Sempio con l'avvocato Angela Taccia

Dove siamo oggi

La condanna definitiva di Alberto Stasi del 2015 resta in vigore e non è stata messa in discussione in sede giudiziaria. Le nuove indagini avviate dalla Procura non hanno ancora prodotto un rinvio a giudizio per altre persone, ma hanno riaperto un fronte investigativo complesso e altamente tecnico. Sempre ieri la Procura di Pavia ha fatto sapere di aver affidato alla dottoressa Cristina Cattaneo, uno dei più noti medici legali italiani, l’incarico di svolgere "nuove verifiche" sulle "cause della morte" di Chiara Poggi, per "garantire" una "valutazione più ampia degli elementi raccolti" nell’indagine in corso su Andrea Sempio, "sia in sede medico-legale sulla vittima" sia sul "luogo del delitto", ossia la villetta di via Pascoli dove la 26enne è stata uccisa. 
A 18 anni dalla morte di Chiara Poggi, la verità processuale resta quella sancita dalla Cassazione, ma l’attività istruttoria prosegue alla ricerca di ulteriori risposte. Con un'opinione pubblica che preme per capire se davvero sono stati commessi errori nelle prime indagini e che, soprattutto, chiede di sapere cosa sia successo quella mattina di 18 anni fa.

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