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L'omicidio di Chiara Poggi

Delitto di Garlasco, le difese di Stasi e Sempio ora litigano e si attaccano. Cosa può succedere?

Gli scontri gli avvocati continuano: si aspettano novità sulle indagini

Giovanni Ramiri

11 Agosto 2025, 06:00

Delitto di Garlasco, si è spezzato il clima di empatia tra le difese di Stasi e Sempio. Cosa può succedere adesso?

Gli avvocati Lovati e De Rensis a Filorosso

“Si sta spezzando il clima di empatia tra i due considerati correi, questo può aiutare molto a fare chiarezza. Una situazione così confusa non l’avevo mai vista, che andava avanti da settimane per un incomprensibile balletto”. Le parole del giornalista Stefano Zurlo, nella puntata di Filorosso del 28 luglio, hanno raccontato in diretta il duro scontro tra Massimo Lovati, avvocato di Andrea Sempio, e Antonio De Rensis, legale di Alberto Stasi. “Il clima idilliaco si è rotto, anche con le parti civili”, le parole invece della giornalista Rita Cavallaro.

“Gli indizi contro il mio assistito sono quelli del 2017 – aveva affermato Lovati a Filorosso, dopo un duro scontro sulla perizia dell’impronta 33 presentata dai consulenti della difesa di Stasi – Non è cambiato niente, se non l’ipotesi di un concorso strano, fasullo, finto, arzigogolato dove c’è di mezzo anche il condannato. Sto pensando di fare un esposto alla procura, hanno perso il buonsenso. Non esiste fare un capo d’accusa così”.

“Non devo fare l’avvocato di quattro pubblici ministeri ottimi – la risposta di De Rensis – Rispetto all’esposto gli consiglio di riflettere bene. Immagino che ci saranno anche le prove, la procura sta indagando in maniera tradizionale con l’eccellenza dell’arma dei carabinieri. Per fortuna a Pavia ci sono quattro pubblici ministeri che sono certamente brillanti, molto scrupolosi, stanno facendo lavorare l’eccellenza dell’arma dei carabinieri. I carabinieri, quelli che conosciamo noi, normalmente non cancellano inavvertitamente gli alibi degli indagati, repertano i capelli trovati in un lavandino, non permettono che si rivolti un pigiama con le impronte digitali di uno dei partecipanti alla scena del crimine”.

“La chiamata in correità rimane – aveva ancora accusato Lovati – anche se la tua consulenza non vale niente e rimarrà per tutto il processo. Voi state perdendo il lume della ragione”. “Io sono anziano e forse sì, ma Giada Bocellari che è bravissima e giovanissima no – aveva ironizzato De Rensis – Qui ci sono i giudici, non è che il procuratore capo che orchestra tutto”. E ancora un botta e risposta. Lovati: “Allora togliete di mezzo Stasi, deve essere tolto dal capo di accusa, stiamo facendo il gioco della procura”. De Rensis: “Io faccio solo il gioco di Stasi, perché riteniamo, pur rispettando le sentenze di condanna e ottemperando a queste sentenze, che lo riteniamo innocente”.

Massimo Lovati

Che quella sorta di “amicizia” tra gli avvocati dell’indagato e del condannato per l’omicidio di Chiara Poggi non ci sia più è apparso chiaro anche nell’ultima puntata di Zona Bianca, andata in onda mercoledì 6 agosto, nella quale sono stati ribaditi concetti già espressi in precedenza dalle due difese.

“Mi sono spaventato sull’impronta 33 – ha ribadito Lovati – Sulle prime battute uno si spaventa, è l’incubo che diventa realtà, poi uno ci pensa e capisce che è tutta una farsa, perché è un esercizio di alchimia”.

“I nostri esperti hanno dimostrato che quel tipo di impronta non è un’impronta sfuggente, di chi scende le scale – ha ribattuto De Rensis – Questa è un’impronta stabile, che dà pressione ed è assolutamente innaturale”.

E adesso, cosa può succedere? La sensazione è che si sia arrivati a un momento di stanca dell’infinito, ma sempre caldo, dibattito mediatico per uno dei casi più seguiti nella storia della cronaca nera italiana, e che, in assenza di novità sostanziali sull’incidente probatorio, nei talk show di tutta Italia si continuino a vivisezionare argomenti già affrontati più volte. Non resta che aspettare le indagini e le analisi della procura di Pavia.

Antonio De Rensis

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