Il caso
Gino Cecchettin a Filorosso
Nella puntata di Filorosso di lunedì 28 luglio su Rai 3, condotta da Manuela Moreno, per parlare di violenza di genere è intervenuto anche Gino Cecchettin, il padre di Giulia Cecchettin, uccisa l’11 novembre 2023 dall’ex fidanzato Filippo Turetta. Gino Cecchettin, con il solito coraggio e con una dignità che colpisce, ha parlato del reato di femminicidio, con il disegno di legge ora alla Camera. Cambierà qualcosa?
“E’ un primo passo, dà un nome a un reato che prima non c’era – riflette Gino Cecchettin - Quantomeno si dà valore al termine femminicidio, che può essere anche un passo importante. Serve a chiamare le cose con il proprio nome. Non è un omicidio qualunque, ma è un atto di violenza che colpisce le donne in quanto donne, spesso all’interno di relazioni affettive o familiare. Motivato dall’odio e dalla discriminazione di genere e da dinamiche di potere e di controllo”.
Il 14 novembre inizierà il processo d’appello a Filippo Turetta. Come ricorda Moreno, la procura vuole l’aggravante della crudeltà, la difesa vuole far cadere la premeditazione. Cosa si aspetta Gino Cecchettin, chiede la conduttrice? “Non mi aspetto nulla – risponde il padre di Giulia, con una dignità che dovrebbe essere un monito e un insegnamento per tutti in un’epoca di odio così forte - ho spostato il fuoco della mia attività, sulla fondazione (Giulia Cecchettin, ndr) che si occupa di cultura e l’intenzione è di andare avanti su quello. Tutto quello che verrà dal punto di vista legislativo lo faccio fare dagli esperti e lo accetterò”.
Cosa può fare la fondazione più della politica? “Con il comitato scientifico – spiega Cecchettin - vorremmo portare nelle scuole quel modo di vivere in cui si insegna il rispetto e a capire le emozioni. Filippo in quell’istante lì non è riuscito a gestire le emozioni. Dobbiamo dare i mezzi a questi ragazzi per capire cosa stanno vivendo”. Parole forti, che ancora una volta fanno riflettere.
Cecchettin ha poi riflettuto su patriarcato e vuoto affettivo. “Può essere, le dinamiche sono molto complesse, dipende dal contesto in cui si è nati – spiega ancora il padre di Giulia - Ci sono molti più elementi che non fanno gestire le relazioni, in primis i social che hanno diminuito le interattività tra le persone. Con la fondazione vorremmo sottolineare le emozioni che si vivono e non aver paura a dimostrarle. Da quello che ho scoperto in questo anno, perché per me è una materia nuova, riconosco che alla base di tutto c’è patriarcato, con dinamiche di potere e controllo, un sistema che perpetua la subordinazione delle donne”.
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