L'omicidio di Chiara Poggi
Un momento della puntata di Quarto Grado
La puntata di Quarto Grado di venerdì 25 luglio, l’ultima di questa stagione, è tornata a occuparsi del delitto di Garlasco. In particolare, è stata mandata in onda una telefonata tra Nicola Stasi, padre di Alberto Stasi, e un parente, avvenuta il giorno dopo l’omicidio di Chiara Poggi. Nicola Stasi è morto il 25 dicembre 2013: l’uomo ha lottato fino alla fine dei suoi giorni al fianco del figlio Alberto, con coraggio e determinazione, prima di arrendersi a una malattia. Già in questa telefonata sembra essere turbato da un dubbio: la mancanza di un alibi per Alberto nella fascia oraria in cui la sua fidanzata veniva uccisa.
Il parente chiede a Nicola Stasi notizie sull’interrogatorio al quale il figlio è stato sottoposto. “Il pigiama è rosa, non bianco – spiega al telefono – per quanto riguarda la luce bianca, quando uno apre la scala, apre la porta, è un’immagine di un secondo”. Secondo Stasi, “il problema è la scarpa”. “Loro dicono – aggiunge Nicola Stasi – che, con tutto quel sangue che c’era, non si è neanche sporcato le scarpe”.
Secondo il padre, “Alberto ha fatto vedere com’era. C’è un corridoio di otto, nove metri; lui ha fatto due passi, ha guardato a destra e a sinistra, non c’era nessuno, ha guardato nel corridoio a sinistra e c’era già una striscia di sangue. Lui chiaramente se ne è stato a destra e ha guardato più avanti”. “Credo che l’abbia evitata – sottolinea Stasi – non è andato dentro con i piedi. Ma è spontaneo: anche nell’acqua non si mettono dentro i piedi”. Anche questo particolare, sottolineato dal padre nell’immediatezza del delitto, avrebbe avuto un’importanza cruciale nella condanna del figlio.
Nicola Stasi parla poi delle “stupidate” che in quei giorni avrebbero scritto i giornali. “Noi non conosciamo la famiglia Cappa, mai visti – aggiunge – poi non c’era nessuna storia tra la ragazza e Alberto, e non è vero niente. Con la famiglia di Chiara non ci siamo sentiti, ma l’altra sera la mamma ha chiamato Alberto e gli ha dato la buonanotte. Ha detto ad Alberto che crede che non sia stato lui”.
“Il problema – evidenzia Stasi – è che non c’è un alibi. Alberto si è alzato e ha acceso il computer alle 10. La ragazza purtroppo è morta tra le 9 e le 11.30, e non c’è nessuno che chiaramente lo conferma. Il fatto è che Alberto si sente in colpa, perché lei gli aveva chiesto di andare a dormire lì e lui non è andato”.
Sono parole particolarmente significative e dolorose, quelle di Nicola Stasi, che – come detto – fino alla fine è rimasto al fianco del figlio, convinto della sua innocenza. Oggi, con la riapertura delle indagini, sembrano ancora più pesanti. In attesa di una possibile nuova verità, che la Procura di Pavia sta cercando.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy