Nei cieli
La coda del volo Air India AI171
Svolta nelle indagini sul disastro del volo Air India 171: secondo il Corriere della Sera i motori del Boeing 787 sono stati spenti manualmente da qualcuno in cabina pochi istanti dopo il decollo.
L’analisi preliminare dei dati estratti dal Flight Data Recorder mostrerebbe che i due interruttori del carburante, normalmente su Run, sono stati spostati su Cutoff. Questo gesto ha interrotto il flusso di cherosene, causando lo spegnimento simultaneo dei due motori in fase di salita, quando l’aereo era appena staccato da terra. Un’operazione tecnicamente possibile solo se qualcuno – un pilota o una terza persona seduta allo strapuntino – ha agito deliberatamente o con estrema negligenza.
Il dato più inquietante è che non risultano anomalie tecniche tali da giustificare un simile intervento. Il Flight Data Recorder non segnala guasti, incendi o perdita di spinta spontanea. Questo esclude al momento il guasto meccanico o l’impatto con volatili, e apre lo scenario – ancora sotto indagine – di un atto intenzionale.
Il Cockpit Voice Recorder, che conserva le conversazioni in cabina, è ancora oggetto di trattativa tra le autorità indiane e quelle americane. È lì che si potrebbe capire cosa è stato detto e da chi, nei 28 secondi che hanno separato il decollo dall’impatto con una mensa universitaria. Nell’incidente sono morte 270 persone, tra cui 29 civili a terra. Solo uno dei 242 occupanti dell’aereo è sopravvissuto.
Le implicazioni di quanto emerso sono enormi. Innanzitutto perché un’azione manuale su entrambi gli interruttori non può avvenire per caso: le levette vanno sollevate e poi spinte, una procedura pensata proprio per evitare errori. In secondo luogo, perché i dati indicano un tentativo di riavvio dei motori pochi istanti dopo lo spegnimento, ma era ormai troppo tardi. A quella quota e con quella configurazione di volo, il 787 non poteva più recuperare.
Al momento non ci sono accuse formali. Le autorità stanno cercando di capire chi fosse ai comandi nel momento esatto in cui sono stati azionati gli interruttori, e se qualcuno oltre ai due piloti si trovasse a bordo della cabina. L’ipotesi di una persona terza autorizzata – o introdottasi abusivamente – non viene scartata.
Il fatto che nessun altro 787 della flotta Air India abbia mostrato problemi strutturali o meccanici, unito al silenzio delle autorità USA (FAA, NTSB) e del costruttore GE Aerospace, rafforza la pista umana. La trasparenza indiana, però, resta sotto esame: le scatole nere sono rimaste ferme per giorni prima dell’analisi, e il rapporto preliminare, atteso a breve, non conterrà risposte decisive.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy