Oggi, 4 luglio, nel terzo giorno dell’incidente probatorio per il delitto di Garlasco, è proseguita l’analisi di reperti chiave alla presenza di periti, consulenti delle parti e tecnici del Ris di Parma. Il focus è stato su tre tamponi biologici di Chiara Poggi, tra cui uno finora mai esaminato, su un frammento del tappetino del bagno e su un capello ritrovato tra i rifiuti. L'obiettivo era stabilire se su questi oggetti si possano rilevare tracce di dna diverso da quello della vittima.
Secondo i consulenti della famiglia Poggi, finora non sono emersi elementi sorprendenti. Le prime analisi non hanno rivelato la presenza di DNA estraneo: sui tamponi e sul tappetino c’è solo sangue di Chiara. La vera attesa ora si concentra su due fronti. Da un lato, le analisi genetiche sulle tracce maschili rilevate sotto le unghie della giovane, che potrebbero chiarire se ci sia compatibilità con il profilo di Andrea Sempio, l’amico della vittima indicato dalla difesa di Alberto Stasi come possibile alternativa investigativa. Dall’altro, l’impronta palmare parziale trovata vicino alla cantina, ribattezzata “impronta 33”, che la Procura ritiene compatibile con quella di Sempio, ma che secondo i consulenti di parte non raggiunge gli standards minimi per una validazione forense.
Il clima resta teso, con evidenti divergenze metodologiche tra le parti. Il consulente della famiglia Poggi, Marzio Capra, ha parlato apertamente di protocolli non condivisi e di una gestione poco rigorosa del confronto tecnico. Anche la difesa di Sempio ha contestato l’attribuzione dell’impronta, giudicandola priva di fondamento scientifico.
Al momento, nonostante le nuove analisi, non è emersa una svolta concreta nelle indagini. Resta aperta la possibilità che i prossimi accertamenti – soprattutto quelli sul DNA sotto le unghie – possano fornire elementi nuovi. Intanto, l’incidente probatorio prosegue sotto lo sguardo incrociato di perizie contrapposte.