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L'omicidio di Chiara Poggi

Delitto di Garlasco, riparte l'incidente probatorio: tamponi, impronte e dna. Battaglia tra accusa e difesa: tutte le novità

Al termine i periti saranno chiamati a depositare una relazione dettagliata che potrà chiarire gli interrogativi rimasti aperti

Giovanni Ramiri

04 Luglio 2025, 12:19

delitto di Garlasco

Andrea Sempio

È ripartito oggi venerdì 4 luglio, negli uffici della Polizia Scientifica della Questura di Milano, l’incidente probatorio disposto dal giudice per le indagini preliminari di Pavia, Daniela Garlaschelli, nell’ambito delle nuove indagini sull’omicidio di Chiara Poggi, la ragazza uccisa nella sua abitazione di Garlasco il 13 agosto 2007. La procedura, ritenuta decisiva per l’esito dell’inchiesta, è finalizzata ad acquisire prove tecniche che rischierebbero di andare perdute nel tempo e, per questo, assume un valore quasi storico a distanza di 18 anni dal delitto.

La prima giornata è dedicata alla verifica dello stato di conservazione dei reperti custoditi da anni e alla pianificazione dettagliata delle analisi che verranno condotte nei prossimi mesi. Al centro dell’attenzione tornano i tamponi con tracce biologiche, alcune impronte digitali non ancora identificate, i campioni ritrovati sotto le unghie della vittima e oggetti apparentemente secondari, come un brick di tè o un Fruttolo abbandonati nella spazzatura. Questi materiali, alcuni dei quali mai esaminati finora, potrebbero contenere elementi in grado di riaprire scenari considerati chiusi da tempo.

Molto acceso è il confronto tra accusa e difesa. Tra i punti di frizione principali figura l’assenza di sangue in alcune tracce considerate inizialmente rilevanti, come la cosiddetta “traccia 10”, rinvenuta su un adesivo para-adesivo. Secondo i periti, questa mancanza renderebbe più difficile stabilire un collegamento diretto con la scena del crimine. Tuttavia, resta il nodo cruciale del DNA trovato sotto le unghie della vittima: uno dei profili emersi dalle analisi sarebbe compatibile con Andrea Sempio, amico della vittima e figura finora rimasta ai margini dell’inchiesta. Nonostante ciò, la Procura ha scelto per ora di non includere nell’incidente probatorio la cosiddetta “impronta 33”, che alcuni esperti attribuirebbero sempre a Sempio, rimandandone l’eventuale esame a una fase successiva.

La procedura prevede ora un periodo tecnico di 90 giorni per completare le analisi, anche se non è esclusa una proroga, considerata la complessità delle operazioni. Al termine i periti saranno chiamati a depositare una relazione dettagliata che potrà chiarire gli interrogativi rimasti aperti.

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