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L'indagi

Delitto di Garlasco: "L'impronta 33 non è di Andrea Sempio". I consulenti della famiglia di Chiara Poggi e i legali del nuovo indagato concordano

Servirà capire se ammettere un incidente probatorio che consenta un ulteriore approfondimento sulla natura e attribuzione dell’impronta 33

Giovanni Ramiri

03 Luglio 2025, 05:44

Delitto di Garlasco, la battaglia sull'impronta 33: "Non è di Andrea Sempio". I suoi legali e i consulenti della famiglia di Chiara Poggi concordano

Andrea Sempio

Nuovo sviluppo nell’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi: l’attribuzione dell’ormai celebre «impronta 33», trovata sul muro della scala della villetta, continua a dividere. La Procura di Pavia ha indicato questa traccia palmare come appartenente ad Andrea Sempio, amico del fratello della vittima e nuovo indagato per il delitto.

Ma la posizione dei consulenti tecnici della famiglia Poggi, incaricati di svolgere un approfondimento, e quella dei consulenti difensivi di Sempio si sovrappongono nel respingere l’attribuzione all’indagato. I consulenti della famiglia della vittima hanno concluso che l’impronta è «estranea alla dinamica omicidiaria» e «non attribuibile a Sempio». Tale perizia evidenzia come la traccia, priva di sangue e altri elementi biologici, non possa essere considerata prova diretta del crimine.

A complicare ulteriormente la situazione è lo stato del reperto originale: l’intonaco su cui era impressa l’impronta è stato infatti «consumato» durante le prime analisi effettuate nel 2007, con l’uso di bisturi e reagenti, rendendo oggi impossibile qualsiasi nuovo esame diretto e costringendo gli esperti a basare le valutazioni solo su immagini fotografiche.

Parallelamente, anche i consulenti della difesa di Andrea Sempio hanno confermato l’impossibilità di attribuire con certezza la traccia a lui. Le analisi difensive parlano di soli «5 minuzie» di corrispondenza con l’impronta di Sempio, un numero molto inferiore rispetto ai «15 punti di corrispondenza» indicati dai consulenti della Procura. Questa significativa discrepanza tecnica mette in discussione la validità della prova palmare utilizzata dall’accusa.

Secondo la difesa, l’impronta potrebbe essere stata lasciata in tempi antecedenti all’omicidio, quando Sempio frequentava la casa dei Poggi come amico di famiglia. Inoltre, l’assenza di elementi biologici e il deterioramento del reperto originario indeboliscono la capacità della traccia di collegare in modo definitivo l’indagato al delitto.

Di contro, la Procura ribadisce la propria convinzione nell’interpretazione della traccia come prova chiave: ritiene che l’impronta 33 sia determinante per confermare la presenza di Sempio sulla scena del crimine e per supportare l’accusa a suo carico.

Il dibattito tecnico e giudiziario si avvia verso un momento cruciale: serve capire se ammettere un incidente probatorio che consenta un ulteriore approfondimento sulla natura e attribuzione dell’impronta 33.

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