Il lutto
Il viaggio in treno in "Pierino colpisce ancora"
Nel sequel Pierino colpisce ancora (uscito il 23 febbraio 1982) troviamo un dettaglio curioso che collega la città di Grosseto al mitico Pierino: dopo l’ennesima bocciatura agli esami (in particolare, un tema confezionato col nonno via radio sul tema di Giuseppe Garibaldi che finisce in un disastro comico), i suoi genitori, esasperati, decidono di spedirlo in un collegio privato proprio a Grosseto.
Nonostante Pierino dimostri scarso impegno e pessimi risultati già durante il colloquio d’ammissione con il severo prof. Pomari, viene comunque accettato nel collegio toscano. Qui il ragazzino ritrova un volto familiare: la supplente Rizzi (cliccatissima Michela Miti), già presente nel film precedente. È lei la sua insegnante anche a Grosseto, alimentando nel protagonista una tenace cotta che strappa gag e imbarazzi in ogni scena.
Nel collegio, che ha un ambiente rigido e sorvegliato, Pierino continua la sua opera di dispetti: scherzi volgari durante le lezioni, scaramucce con compagni (come il “secchione” Oronzo), tentativi di fuga e tentativi di conquista da parte della figlia del preside. Uomo furbo, Pierino riesce addirittura a fuggire, ma viene ripreso e riportato a casa.
Oggi, con la triste notizia della morte di Alvaro Vitali (3 febbraio 1950 – 24 giugno 2025), quel collegio di Grosseto assume anche una nuova valenza emotiva. Non si tratta solo di luogo narrativo, ma di un simbolo: il ponte tra Roma e la provincia, tra educazione pubblica e tentativo di rigenerazione, tra la miseria delle sue marachelle e il cuore genuino di un ragazzino in cerca di un po' di affetto. Vitali ha reso Pierino un’icona, con le sue espressioni, la sua ingenuità spudorata e quel mix irresistibile di guasconeria e innocenza.
Ogni volta che Pierino dichiara il suo amore sotto il banco, sbircia la professoressa Rizzi da dietro la porta, o si mette la mano alla bocca per un peto “scientifico”, sta regalandoci una fessura di umanità in un personaggio altrimenti travolgente. E oggi, a salutare Vitali, ricordiamo come quel collegio – e quella maestra –, erano il luogo in cui il suo Pierino si confrontava con limiti, speranze e un’ingenuità autentica, perfettamente cucita alla commedia italiana di quegli anni.
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