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Il caso

Yara Gambirasio, ecco perché Massimo Bossetti è Ignoto 1: come l'indagine sul dna lo ha incastrato. Le altre prove a carico del muratore

Al centro della vicenda c'è stata la prova regina dell'inchiesta

Giovanni Ramiri

23 Giugno 2025, 20:48

Yara Gambirasio

Yara Gambirasio

L'omicidio di Yara Gambirasio è rimasto a lungo un mistero nel cuore della provincia di Bergamo. Le indagini sono state una prova complessa e meticolosa, culminate nell'arresto e nella condanna di Massimo Bossetti, un muratore di Mapello. Al centro della vicenda c'è stata la prova regina dell'inchiesta: il dna, affiancata dalle immagini dei sistemi di sorveglianza che collocavano il suo furgone vicino alla palestra, dei dati dei tabulati telefonici e dalle fibre tessili rinvenute sul corpo della vittima, compatibili con gli indumenti e i sedili dei suoi mezzi.

Yara è scomparsa il 26 novembre 2010 e le indagini hanno subito puntato sulla presenza del furgone di Bossetti vicino alla palestra, immortalato dalle telecamere di sorveglianza, e sulla sua presenza in zona confermata dal tracciato dei tabulati telefonici. Il suo corpo è stato ritrovato tre mesi dopo in un campo a Chignolo d'Isola. Le analisi scientifiche sui suoi abiti hanno isolato una traccia di dna sconosciuto, catalogato come "Ignoto 1". Da lì è partita una delle più vaste e dettagliate campagne di screening genetico mai realizzate in Italia. Migliaia di prelievi sono stati effettuati sulla popolazione locale alla ricerca di una corrispondenza.

La svolta è arrivata quando gli inquirenti hanno individuato nel dna trovato sulla vittima un profilo appartenente a una persona legata a Giuseppe Guerinoni, un autista di autobus deceduto anni prima, e sono state riscontrate sul corpo di Yara fibre tessili compatibili con gli indumenti e i sedili dei mezzi appartenenti a Massimo Bossetti. Le indagini hanno rivelato che "Ignoto 1" era figlio illegittimo di Guerinoni. Partendo da questa scoperta, è stata ricostruita la parentela e infine individuata Ester Arzuffi, madre di Massimo Bossetti.

A incastrare definitivamente l'uomo è stata una falsa prova di routine: un controllo stradale simulato per un presunto alcotest, durante il quale è stato prelevato un campione di dna dal boccale dell'etilometro. Questo ha permesso di confermare la corrispondenza genetica tra "Ignoto 1" e Bossetti. Il processo e i successivi gradi di giudizio hanno confermato la colpevolezza dell'uomo, chiudendo una vicenda che ha segnato profondamente l'opinione pubblica e la comunità bergamasca.

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