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Chiara Poggi, la difesa di Alberto Stasi: "Cercate il sangue nella traccia 10". E' la prova che può cambiare tutto nelle indagini per il delitto di Garlasco?

I legali ritengono che quella traccia finora non attribuita possa aprire scenari alternativi

Giovanni Ramiri

24 Giugno 2025, 14:06

Chiara Poggi

Chiara Poggi

Uno dei nodi centrali relativi alle nuove indagini per l'omicidio di Chiara Poggi, ruota intorno alla cosiddetta "traccia 10", un’impronta rinvenuta sulla parte interna della porta d'ingresso e catalogata fin dall’incidente probatorio del 2007. Fino alla prima analisi condotta nella nuova fase investigativa, nessuna traccia ematica era stata individuata: i tamponi rapidi avevano escluso la presenza di sangue in quella zona. Ma ora la difesa di Stasi — attraverso il genetista Ugo Ricci e gli avvocati, tra cui Giada Bocellari — pone un’istanza diametralmente opposta: la necessità di effettuare ulteriori accertamenti, con test più sensibili come l’Obti, e conservarli per future analisi.

Questa spinta: la difesa ritiene che quella traccia, finora non attribuibile né a Stasi né ad Andrea Sempio (nuovo indagato nell’inchiesta), possa aprire scenari alternativi, magari riconducibili a terze persone entrate o presenti la mattina dell’omicidio. Per questo viene chiesto un test ematico altamente sensibile, in grado di rilevare anche residui microscopici di sangue, e un’estrazione del dna dai materiali raccolti su due tamponi distinti.

Un elemento collaterale emerge da un altro fronte: tra i rifiuti raccolti nella casa dei Poggi è stato ritrovato un capello, mai analizzato prima, che torna a giocare un ruolo nuovo nelle analisi biologiche. L’obiettivo è ottenere un profilo genetico completo che potrebbe confermare o smentire la presenza di altre persone coinvolte nella mattinata fatale del delitto.

Sul fronte istituzionale, il tribunale ha calendarizzato una nuova udienza per il 4 luglio, quando saranno riconsiderati i depositi, i dati ematici e le analisi genetiche sulla traccia 10 e il capello ritrovato. Questa udienza potrebbe determinare se verranno mantenuti i tamponi, se si procederà ad altre perizie e con quali strumenti tecnologici.

Parallelamente, la Procura di Pavia continua a sviluppare l’ipotesi secondo cui l’omicidio coinvolgerebbe più persone, tra cui Andrea Sempio, il cui dna era già stato trovato sotto le unghie di Chiara, come evidenziato da nuove consulenze e dallo sviluppo dell’inchiesta su impronta 33.

In sintesi, la difesa di Alberto Stasi spinge perché la scienza permetta di fare chiarezza su ciò che resta finora inesplorato oppure liquidato come “frainteso” o “irrilevante”. Chiede di non distruggere tamponi, di preservare ogni traccia microscopica, di estrarre e conservare profili genetici da materiali che giacciono da anni nei depositi giudiziari.

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