Nei cieli
Il recupero dell'aereo
"Perché hai spento i motori?". "Non sono stato io". Queste parole, riportate nel rapporto preliminare dell’ente investigativo indiano AAIB, raccontano più di mille pagine tecniche. Fotografano un momento cruciale, surreale, in cui i due piloti si rendono conto che i motori sono spenti — ma nessuno dei due sa spiegare perché.
L’incidente del volo Air India AI 171, lo ricordiamo brevemente, è avvenuto il 12 giugno 2025, pochi minuti dopo il decollo da Ahmedabad, in India. Il Boeing 787 con destinazione Londra si è schiantato in una zona residenziale, provocando oltre 250 vittime, tra cui molti studenti ospitati in un dormitorio medico. Una sola sopravvissuta. Fino a oggi, la dinamica sembrava un enigma: niente segni di fuoco, nessuna esplosione, nessun allarme premonitore in volo.
Ma ora emergono dettagli tecnici e, soprattutto, psicologici. L’elemento centrale dell’indagine riguarda i due interruttori del carburante: sono stati entrambi trovati nella posizione di spegnimento — DA RUN A CUTOFF — una condizione che rende impossibile il funzionamento dei motori. Secondo il rapporto tecnico, questa modifica è avvenuta pochi secondi dopo il decollo. Il punto è che quei comandi non possono essere azionati per sbaglio: richiedono una manovra deliberata. Eppure nessuno dei piloti, a giudicare dal dialogo registrato, sembra averli toccati.
A rendere ancora più tragico il quadro è il mayday lanciato dal comandante Sumeet Sabharwal: "Thrust not achieved... falling... Mayday! Mayday!", seguito da "Engine failure!". Ma nel frattempo l’aereo era già in caduta libera, senza possibilità di riaccendere i motori, con un’altitudine troppo bassa per qualsiasi manovra di emergenza.
Gli investigatori escludono — almeno finora — un guasto meccanico o elettronico nei motori o nei sensori. Né si è verificato un bird strike. Tutto punta su quell’azione: il passaggio simultaneo dei due interruttori dalla posizione RUN a quella CUTOFF. Un errore umano? Una distrazione? Un problema nei sistemi ausiliari che possa aver falsamente trasmesso il comando?
La famiglia delle vittime parla già di insabbiamento. Alcuni avvocati hanno definito il rapporto "tiepido, vago, e protettivo nei confronti del costruttore". Viene infatti ricordato che la FAA, nel 2018, aveva già diramato un bollettino di sicurezza su potenziali vulnerabilità proprio nei sistemi di gestione del carburante su alcuni Boeing Dreamliner.
Ma la frase chiave resta quella dei piloti. In un attimo che precede la tragedia, il comandante domanda: "Perché hai spento i motori?". E l’altro risponde: "Non sono stato io." In quello scambio c’è tutta la confusione, lo shock, l’impotenza di un evento che — per quanto la tecnologia possa avanzare — resta profondamente umano.
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