Il personaggio
Maurizio Sarri
Maurizio Sarri, nato a Napoli nel 1959 e cresciuto tra Castro e Figline Valdarno, incarna la figura di un allenatore atipico, la cui carriera è stata plasmata da una gavetta lunghissima e da un passato professionale fuori dagli schemi convenzionali del calcio. Prima di sedersi sulle panchine più prestigiose d'Europa, Sarri ha condotto una vita "ordinaria" che ha forgiato il suo carattere e il suo approccio metodico al lavoro.
Per anni, fino al 2002, Sarri ha lavorato come impiegato di banca presso la Banca Toscana, ricoprendo ruoli che lo hanno portato a operare anche all'estero, in città come Londra, in Germania, Svizzera e Lussemburgo. Questa esperienza nel settore bancario, durata fino ai 40 anni, ha contribuito a sviluppare in lui una disciplina ferrea e una mentalità analitica e rigorosa, tratti distintivi che avrebbe poi applicato al mondo del calcio. È proprio durante il suo impiego bancario che Sarri ha iniziato ad allenare, concilando un lavoro d'ufficio con la sua smisurata passione per il pallone.
La sua carriera da allenatore è iniziata dal basso, nei campionati dilettantistici toscani, a partire dalla Seconda Categoria nel 1990. Ha allenato diverse squadre locali, forgiando il suo stile sui campi di provincia, lontano dai riflettori. Tra le formazioni che ha guidato si annoverano il Cavriglia, l'Antella, la Sangiovannese e, in particolare, la Sansovino. Con quest'ultima, ha ottenuto successi significativi, vincendo un campionato di Eccellenza nella stagione 2000-2001 e una Coppa Italia Serie D tra il 2002 e il 2003. Queste esperienze nelle categorie minori e semiprofessionistiche, unite alla capacità di ottenere promozioni e costruire squadre competitive con risorse limitate, hanno rappresentato la vera "università" calcistica di Sarri.
Il 2002 ha segnato una svolta cruciale nella sua vita: quando era alla guida della Sansovino, Sarri ha deciso di abbandonare definitivamente il suo impiego in banca per dedicarsi a tempo pieno alla carriera di allenatore, una scelta audace che ha aperto la strada alla sua ascesa nel calcio professionistico. Questa decisione, fatta per seguire la sua vocazione, lo ha portato a girovagare per diverse panchine in Italia, tra cui Pescara, Arezzo, Avellino, Verona e Perugia, prima di trovare la definitiva consacrazione.
Il suo approdo a Napoli nel 2015, dopo anni di gavetta, ha rappresentato una vera e propria rivoluzione tattica e culturale. Non si è limitato a sostituire Benítez, ma ha introdotto il celebre "Sarriball", un calcio basato su un possesso palla intenso, rapido e verticale, che ha riportato il Napoli a livelli di competitività mai visti da decenni. La sua gestione è stata caratterizzata da scelte coraggiose, come il rifiuto di reinvestire i 90 milioni incassati dalla cessione di Higuaín con un colpo da grande nome, preferendo invece valorizzare giocatori come Dries Mertens in ruoli inediti e puntando sul collettivo più che sulle singole stelle. Questo approccio, spesso sottovalutato dalla stampa italiana, è stato invece lodato da analisti internazionali per la sua lungimiranza e capacità di innovazione.
Sul piano internazionale, la sua esperienza al Chelsea ha confermato la sua abilità di adattarsi a contesti diversi, vincendo subito l’Europa League con una squadra in trasformazione. Il suo stile, apparentemente rigido, si è rivelato invece flessibile e capace di integrare giocatori con caratteristiche diverse, un dettaglio che emerge chiaramente dalle analisi di esperti britannici meno mainstream, che ne hanno apprezzato la capacità di gestione umana oltre che tattica.
Il ritorno a Lazio nel 2025, dopo una prima esperienza conclusasi prematuramente, è stato definito dal presidente Claudio Lotito come “una scelta di cuore, convinzione e visione”. Questa definizione, più che retorica, riflette la volontà di Sarri di riprendere un progetto interrotto, con la consapevolezza di poter riportare entusiasmo e identità a un club che ha vissuto stagioni altalenanti. Fonti estere specializzate sottolineano come questa seconda avventura possa rappresentare un’opportunità per Sarri di dimostrare la sua maturità e capacità di gestione in un ambiente complesso, lontano dai riflettori ossessivi dei grandi club.
Infine, la narrazione internazionale meno mainstream tende a evidenziare come Sarri sia un tecnico che non si accontenta del risultato immediato, ma costruisce con pazienza e metodo, spesso sottovalutato per il suo carattere schivo e la sua immagine pubblica poco appariscente. La sua carriera è un invito a guardare oltre le apparenze e a riconoscere il valore di un percorso fatto di scelte ponderate, innovazione tattica e un’attitudine al lavoro che sfida le mode e le pressioni del calcio moderno.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy