L'omicidio di Chiara Poggi
L'analisi delle tracce sul lavandino e sul dispenser
“Come mai le due impronte sul dispender di Stasi frequentante la fidanzata sono una prova e le impronte di altre persone che non entravano nella casa non sono una prova? Io questo lo devo capire. Le impronte di Sempio sono normali perché frequentava la casa e quelle di Stasi diventa difficile? Così diventa difficile”. E’ uno degli interrogativi che si è posto Antonio De Rensis, avvocato di Alberto Stasi, nell’ultima puntata di Ore 14 Sera, andata in onda su Rai 2 giovedì 18 settembre.
Antonio De Rensis
“L’impronta sul dispender è diventata una prova perché si è avuta la certezza da un punto di vista processuale che l’assassino sporcatosi le mani – il parere di Dario Radaelli, consulente della famiglia Poggi - come hanno documentato le tracce che tutte ormai conosciamo sul pigiama di Chiara, ha avuto la necessità non di specchiarsi come sembrava risultare dalle prime sentenze, ma per pulirsi”. “Non si è lavato, non c’era sangue nel sifone – dice ancora De Rensis - A precisa domanda dal sottoscritto al generale Garofano se fosse compatibile il lavaggio delle mani con i quattro capelli, la risposta fu assolutamente incompatibili”.
A questo punto è intervenuta anche la criminologa Roberta Bruzzone: “Per il tipo di pulizia che bisognava operare in quel momento è che lui abbia bagnato uno strofinaccio e si sia pulito con quello. Non si sia lavato le mani”. “Torniamo al giudice Vitelli – dice ancora De Rensis - è tutto faticoso”, facendo riferimento all’intervista al giudice Vitelli (che assolse Stasi). Su una cosa Bruzzone e De Rensis sembrano essere d’accordo: “L’assasino dimostra con una certa familiarità con la casa”, afferma Bruzzone. “Sì – conferma De Rensis precisando - che può avere tanta gente”.
Roberta Bruzzone
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