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Il caso

Delitto di Garlasco, le risposte dal dna sotto le unghie di Chiara Poggi: la genetista Albani chiede i dati grezzi

La genetista Denise Albani chiede i raw data del dna sotto le unghie della vittima e nuove analisi dei reperti. La richiesta potrebbe cambiare il corso delle indagini a Garlasco

Giovanni Ramiri

06 Luglio 2025, 15:02

Delitto di Garlasco, le risposte dal dna sotto le unghie di Chiara Poggi: la genetista Albani chiede i dati grezzi

La questura di Milano, dove si svolge l'incidente probatorio

Nel corso del terzo incidente probatorio sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco, la genetista Denise Albani, nominata come perito dal giudice per le indagini preliminari Daniela Garlaschelli, ha avanzato una richiesta fondamentale per il prosieguo delle indagini. Albani ha infatti chiesto di poter accedere ai dati grezzi del dna — i cosiddetti raw data — relativi alle tracce genetiche rinvenute sotto le unghie della vittima durante una perizia svolta nel 2014 dal professor Francesco De Stefano. Fino ad oggi, le analisi erano state limitate agli elettroferogrammi, ovvero alle immagini sintetiche dei profili genetici, senza poter esaminare i dati originari prodotti dalle apparecchiature di sequenziamento. Lo riferisce il quotidiano Open.

La genetista ha inoltre chiesto l’accesso alle provette residue e alla documentazione completa dei laboratori coinvolti nelle analisi sia del 2007 che del 2014, con l’obiettivo di applicare tecniche genetiche moderne a tracce maschili presenti sulle unghie di Chiara Poggi. Tra queste tracce, una era stata attribuita all’indagato Andrea Sempio, amico della vittima, mentre un’altra risulta di origine ignota. La richiesta di Albani, riportata anche dall’ANSA, comporta un complesso lavoro di recupero dei dati: il professor De Stefano è in pensione, per cui i file potrebbero trovarsi nei suoi archivi personali o presso l’Università di Genova dove lavorava, mentre il RIS di Parma, che partecipò alle analisi del 2007, dovrà essere interpellato per fornire i dati originali.

Parallelamente, Albani ha chiesto di ricostruire l’impronta 33, un segno rilevato sul muro della cantina ma che oggi risulta mancante a causa della rimozione dell’intonaco, operazione avvenuta senza che ne venisse redatto alcun verbale. Questa impronta potrebbe contenere tracce di sangue e DNA maschile e la sua ricostruzione è considerata importante per chiarire alcuni aspetti del delitto (fonte: Open). Nel frattempo, stanno proseguendo le analisi su altri reperti biologici, come tamponi, tracce ematiche, capelli, peli e residui sul tappetino del bagno, tutti sottoposti a nuove verifiche con tecniche forensi più avanzate, come riferito da Sky TG24. Non sono invece previste nuove indagini sulle impronte digitali o sui resti analizzati nel primo processo.

L’eventuale esame dei dati grezzi potrebbe fornire risposte più dettagliate e precise sul profilo genetico dei soggetti coinvolti nella vicenda. La presenza di DNA maschile sotto le unghie di Chiara Poggi, che non coincide con quello di Alberto Stasi — già assolto per questa traccia — e neppure con altri profili noti, potrebbe aprire scenari nuovi nell’inchiesta e riaccendere l’interesse investigativo verso potenziali nuovi sospetti.

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