LA NOSTRA SALUTE
Massimiliano Frascino e la vista dalla sua stanza di ospedale
È stato ricoverato 13 giorni nell'unità di Terapia intensiva pneumologica dell'ospedale Misericordia di Grosseto, per una polmonite che l'aveva colpito dopo un altro ricovero di 12 giorni all'unità Spinale del Cto di Firenze. E ora Massimiliano Frascino, giornalista grossetano, scrive "per ringraziare il personale dell'Utip, diretto dal dottor Antonello Perrella. E più in generale per manifestare il mio apprezzamento di paziente per come si opera in quella struttura ospedaliera. Oltre il cliché, pure positivo, della buona sanità. Quello che mi preme è testimoniare la professionalità che ho incontrato in un momento personale di grande difficoltà".
"In quasi quarant'anni di frequentazioni degli ospedali – ricorda – anche per interessi che vanno oltre la mia condizione di persona disabile, credo di aver maturato un'esperienza e un distacco che mi consentono di valutare con serenità l'esperienza che ho appena concluso. Quello che mi ha colpito durante i 13 giorni di ricovero è stata l'organizzazione impeccabile del lavoro, la dedizione di tutto il personale - dallo staff medico agli infermieri, dagli operatori sociosanitari agli addetti alle pulizie - il coinvolgimento fattivo degli specializzandi nel lavoro quotidiano, le dotazioni informatiche e tecnologiche. Essendo ricoverato in una stanza di isolamento con una grande finestra vetrata, mi sono trovato nella condizione privilegiata di essere osservatore delle dinamiche di lavoro dell’Utip, oltre che di osservato".
"Quando si va in ospedale passando dal pronto soccorso, si arriva al reparto in una condizione di fragilità e preoccupazione. Quello che conta è il livello della competenza clinica di chi ti prende in carico, e l'attenzione alla condizione psicologica. Io ho trovato tanta competenza e una disponibilità umana continua all'insegna della discrezione. Una volta spiegati quali erano i problemi dal mio punto di vista, non ho dovuto mai sollecitare un intervento. La presenza dei medici è stata costante: sono state attivate tutte le consultazioni specialistiche accessorie con tempestività, c'è stata grande attenzione nel bilanciamento farmacologico per prevenire effetti collaterali, con un'assistenza infermieristica impeccabile e continuativa. Ad ogni richiesta di informazione, seguiva una comunicazione efficace ed esaustiva. Non ho mai visto nessuno perdere tempo al cellulare, ma molte persone impegnate a leggere articoli scientifici sulla rete intranet. Insomma, è stato un ricovero di 13 giorni che avrebbe potuto essere davvero pesante, ma è passato in modo indolore.
"Naturalmente tutto questo non può essere un caso. Ma la conseguenza di un'impostazione di lavoro impressa dal primario, dottor Perrella, e dal suo staff, che dirigono l'Utip, il Setting “P” e gli ambulatori di pneumologia. Ma anche dall'adesione condivisa a un modello comportamentale organizzativo da parte di tutto il personale. Il mio ringraziamento, pertanto, vuole essere prima di tutto un riconoscimento alla loro professionalità, contemperata da un approccio di empatia umana nei confronti dei pazienti che frequentano in reparto. Nella mia esperienza di paziente con disabilità grave che negli anni ha frequentato il Misericordia, non posso non menzionare altri due servizi molto positivi: quello farmaceutico diretto dalla dottoressa Donatella Provvisiero, e il Pass (percorsi assistenziali per soggetti con bisogni speciali) coordinato dall'infermiera Barbara Gallorini. Ogni volta che c'è stato bisogno, ho avuto risposte efficaci e tempestive, oltre a constatare comportamenti di grande disponibilità umana. Così come non posso non apprezzare l’efficienza del 118".
"Due ultime considerazioni. La sanità, quando funziona, è un microcosmo rappresentativo del Paese migliore. Quello da tutelare e salvaguardare. In ospedale ho visto molti giovani al lavoro, medici infermieri e Oss, una buona parte dei quali provenienti dal Sud Italia. In ambiente sanitario è tangibile anche il buon livello di integrazione dei “nuovi” italiani, di origine straniera. Nell'ospedale si fa innovazione tecnologica e organizzativa, sperimentando continuamente. Questo patrimonio va tutelato e salvaguardato. Purtroppo, non posso dire lo stesso della medicina territoriale. Perché è evidente a chiunque che il sistema è sull'orlo del collasso. Servono risorse aggiuntive, perché non si può continuare a fare affidamento sull'orgoglio professionale e la dedizione di chi lavora in questo settore. Continuare la gara ridicola a delegittimare il sistema fiscale (tutelando gli evasori), fino a proporre a ogni elezione l'improponibile abolizione dell'Irap o dell'addizionale Irpef regionale, senza porsi il problema di come finanziare i servizi sanitari (e molti altri ancora, naturalmente) è una cosa inaccettabile e demagogica. Negare i problemi o gli sprechi, che pure continuano ad esistere, è altrettanto inaccettabile. Ma perseverare nel definanziamento della sanità sarà esiziale per tutti quanti, e quando se ne dovrà prendere atto sarà oramai troppo tardi".
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