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L'approfondimento

Perché stiamo tornando a fare la fila per cose inutili (e cosa dice di noi)

Scopri perché sempre più italiani fanno la fila per gelati, gadget e oggetti banali. Cosa c'è dietro questo nuovo comportamento urbano? La risposta ti sorprenderà.

Giovanni Ramiri

03 Luglio 2025, 05:14

Perché stiamo tornando a fare la fila per cose inutili (e cosa dice di noi)

Fan in fila per incontrare Tony Effe

Ti sarà capitato: passi davanti a una gelateria, un pop-up store o una mostra interattiva, e c'è una fila lunghissima. Nessuno sa bene cosa ci sia all’interno, ma tutti aspettano. E magari anche tu ti fermi.

Benvenuto nell’era della fila come status symbol.

La fila è il nuovo like

In un mondo dove tutto è istantaneo – dallo streaming alla consegna a domicilio – fare la fila è diventato cool. Ma non per il prodotto: per l’esperienza.

Secondo una ricerca dell’Università di Stanford, il 73% delle persone si sente più motivato ad acquistare qualcosa se vede altri in attesa per ottenerla. È l’effetto “FOMO”, la paura di perdersi qualcosa che gli altri desiderano.

File per gelati, sneakers, cover per iPhone: ma perché?

Alcuni esempi recenti in Italia:

  • Milano, giugno: 5 ore di fila per un cono gelato in una nuova gelateria di TikTok.

  • Roma, maggio: code chilometriche per un pop-up che vendeva solo una cover trasparente per smartphone.

  • Napoli, aprile: centinaia in fila per il panino “firmato” da uno youtuber.

  • In tutti i casi, l’attesa era parte del contenuto da postare. Fare la fila è diventato un evento social.

La fila come rito tribale

Secondo la sociologa Francesca Barbagallo, “la fila è il nuovo fuoco attorno a cui ci si raduna. È un rituale urbano: condiviso, faticoso, e per questo stesso motivo valorizzante”.

  • Aumenta la percezione di esclusività

  • Costruisce comunità temporanee (“chi è dietro di te ti capisce”)

  • Giustifica il tempo speso con un senso di “appartenenza”

I brand lo sanno (e lo sfruttano)

Non è un caso se i marchi di successo creano volontariamente situazioni di scarsità o attesa:

  • Drop limitati

  • Orari ridotti

  • Accessi su prenotazione solo in-store

“Quando vediamo una fila, pensiamo che qualcosa valga di più. È economia comportamentale di base”, spiega Paolo Troiani, esperto di neuromarketing.

La verità? Non è (solo) per il prodotto

Chi è uscito da quelle file spesso non ricorda nemmeno cosa ha comprato. Ma si ricorda con chi era, quanto ha aspettato, e quanto è stato bello pubblicarlo.

Conclusione: la fila non è una perdita di tempo, è una storia da raccontare

In un'epoca dove tutto è accessibile, la rarità si costruisce anche artificialmente. E se la fila è lunga, poco importa cosa ci sia alla fine: il vero premio è esserci stati prima degli altri.

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