L'analisi
La pizza resta uno dei prodotti pià amati dagli italiani
La pizza, uno dei simboli più amati della gastronomia italiana e patrimonio culturale riconosciuto dall’Unesco, sta diventando sempre più costosa. A fronte di inflazione, aumento delle materie prime e crisi energetica, anche il piatto più popolare d’Italia risente delle turbolenze economiche globali. Ma quanto costa oggi una pizza, e perché? E soprattutto: siamo di fronte a un cambiamento strutturale nei consumi o solo a una fase temporanea?
Un aumento che si fa sentire nel portafoglio
Negli ultimi due anni, il prezzo medio di una pizza margherita in pizzeria ha registrato un aumento del 15-25% in molte città italiane. A Milano, ad esempio, si parte da 7-8 euro per una margherita semplice, con punte di 10-12 euro nei locali più centrali o gourmet. A Napoli, culla storica della pizza, i prezzi restano più contenuti, ma l’aumento si è fatto comunque sentire.
Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, il costo medio di una pizza (con bibita inclusa) in Italia è passato da 11 euro nel 2022 a oltre 13 euro nel 2024. La causa principale? L’impennata dei costi di produzione.
Materie prime e bollette: la tempesta perfetta
Il rincaro delle farine, del pomodoro, dell’olio d’oliva e del fiordilatte ha colpito duramente il settore. La Coldiretti stima che il costo della farina di grano tenero sia aumentato del 30% rispetto al 2021, mentre l’olio extravergine d’oliva ha raggiunto prezzi record a causa della siccità e delle malattie che hanno colpito gli uliveti nel Sud Italia.
A tutto ciò si sommano i costi energetici. I forni a legna e elettrici richiedono un consumo continuo di energia, e molte pizzerie si sono viste recapitare bollette raddoppiate nel giro di pochi mesi. Secondo l’Associazione Pizzerie Artigiane Italiane, per una pizzeria di medie dimensioni il costo energetico mensile è passato da 1.200 a oltre 2.000 euro nel periodo tra il 2022 e il 2024.
Il ruolo della pizza gourmet e il cambiamento nei consumi
Un altro elemento da considerare è il crescente successo della “pizza gourmet”, spesso con ingredienti ricercati, impasti a lunga lievitazione e presentazioni curate. Se da un lato ha contribuito a valorizzare la pizza come prodotto artigianale di qualità, dall’altro ha anche alzato l’asticella dei prezzi.
Tuttavia, in un contesto di inflazione generalizzata, le famiglie iniziano a tagliare anche sulle uscite più popolari. Secondo un sondaggio condotto da Nomisma, il 42% degli italiani nel 2024 ha dichiarato di aver ridotto la frequenza con cui va in pizzeria, proprio a causa dell’aumento dei prezzi.
Tra tradizione e sostenibilità economica
Le associazioni di categoria, come Confesercenti e FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), chiedono interventi per calmierare i costi dell’energia e sostenere le attività artigiane, che rischiano di essere schiacciate tra l’aumento delle spese e la necessità di mantenere prezzi accessibili.
In alcune città si sperimentano soluzioni alternative: cooperative di pizzaioli, menù a prezzo fisso, o l’uso di ingredienti a chilometro zero per contenere i costi. Anche il delivery, spinto dalla pandemia, continua a giocare un ruolo importante, ma con margini più stretti a causa delle commissioni delle piattaforme.
Conclusione: quale futuro per la pizza?
Il prezzo della pizza oggi riflette dinamiche economiche complesse che vanno ben oltre l’impasto e il forno. È il simbolo di come anche i beni culturali e alimentari più radicati possano essere messi in discussione da un contesto economico instabile. Nei prossimi anni, sarà fondamentale trovare un equilibrio tra qualità, accessibilità e sostenibilità economica, per garantire che la pizza resti ciò che è sempre stata: un cibo per tutti.
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