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ECONOMIA

"Il biossido di titanio non è cancerogeno": la pronuncia della Corte europea è un assist a Venator

Lo stabilimento chimico del Casone, attualmente fermo, è leader europeo del comparto

Roberto Bata

07 Agosto 2025, 16:44

"Il biossido di titanio non è cancerogeno": la pronuncia della Corte europea è un assist a Venator

L'ingresso dello stabilimento chimico Venator di Scarlino

Il biossido di titanio non è cancerogeno. A confermarlo è una pronuncia della Corte di giustizia dell'Unione europea. Una buona notizia per l'azienda chimica Venator con sede al Casone di Scarlino – leader europeo del comparto, almeno finché lo stabilimento era in attività – e per i suoi 200 addetti, attualmente sottoposti all'ammortizzatore sociale dei contratti di solidarietà. 

"La pronuncia della Corte europea di giustizia – sottolineano il segretario generale Cgil Fabrizio Dazzi e il membro di segreteria, Riccardo Tosi – mette fine a una lunga diatriba sulla pericolosità o meno di alcune formulazioni che contengono biossido di titanio in polvere. Quello che rileva per il sindacato è il fatto che si sia arrivati a tali conclusioni su basi scientifiche, rassicurando rispetto alla salute dei lavoratori e dei consumatori. Definendo i parametri di riferimento inequivocabili per considerare questo prodotto non cancerogeno. La sentenza, inoltre, dovrebbe riportare tutti coi piedi per terra. Capendo che per l'Italia e per l'Europa è arrivato il momento di tornare ad occuparsi con attenzione e dedizione al tema della produzione industriale di qualità. Senza la quale il nostro paese e l'intero continente sono destinati a percorrere il piano inclinato che li condurrà all'irrilevanza economica rispetto all'evoluzione di Cina, Paesi emergenti e sud est asiatico. Che sempre più si configurano come i protagonisti del futuro prossimo". 

"La sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, che esclude in via definitiva la cancerogenicità di alcune formulazioni contenenti biossido di titanio in polvere – aggiunge il deputato maremmano Marco Simiani, capogruppo del Partito Democratico in commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici alla Camera dei deputati – rappresenta una notizia importante per tanti lavoratori e per un sito industriale strategico come quello della Venator a Scarlino, che proprio su questa produzione ha basato la sua attività. La pronuncia si fonda su evidenze scientifiche e restituisce un giudizio chiaro, inequivocabile. Adesso serve un impegno concreto, da parte delle istituzioni e delle imprese, per rilanciare una produzione sostenibile, fondata su qualità, sicurezza e innovazione. L’Europa deve tornare a credere nella propria capacità industriale, e l’Italia deve invertire la rotta di un settore produttivo in costante calo, rimettendo al centro il lavoro, la ricerca e una transizione giusta. Occorre agire subito, prima che la concorrenza dei Paesi emergenti, come Cina e India, si trasformi in un definitivo squilibrio competitivo, riducendo l’Europa, e soprattutto l’Italia, a semplici spettatori del futuro industriale”.

"La vicenda Venator – dichiara Giacomo Manni, capogruppo del Gruppo Misto del Consiglio comunale di Follonica – ci riguarda tutti, perché parla del modello di sviluppo verso il quale tendere. In un territorio troppo spesso schiacciato tra stagionalità e precarietà, non possiamo rinunciare a un presidio industriale che ha ancora molto da offrire. Pensare che la Maremma possa vivere solo di turismo o agricoltura è un’illusione pericolosa. Un’economia sana ha bisogno di diversificazione, di filiere produttive, di competenze tecniche, di occupazione stabile e qualificata. La chimica avanzata, se governata con intelligenza e sostenibilità, può essere parte di questo futuro per un’industria seria, compatibile con l’ambiente; in quest’ottica la sentenza non solo riabilita un prodotto, ma conferma la validità di un modello industriale che ha messo al centro la sicurezza ed il rispetto dell’ambiente".

“Con la pronuncia della Corte di giustizia dell’Unione europea – dichiara Marco Grassini, consigliere comunale di Fratelli d’Italia a Follonica – si chiude una pagina amara, che ha avuto conseguenze reali e gravi per le imprese del territorio e per i lavoratori. Mentre alcuni parlavano a sproposito, diffondevano timori e facevano battaglie ideologiche, chi pagava il conto erano le persone che ogni giorno tengono in piedi l’economia locale. La scienza e la giustizia hanno fatto chiarezza. Ora sarebbe auspicabile che anche chi ha contribuito a questo clima tossico faccia un passo indietro, con la stessa enfasi con cui ha lanciato accuse e allarmi infondati”. 

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