Era aperta dal 1987, da corso Carducci nel 2019 si era trasferita sotto i portici, in piazza Dante. E ora, dopo 38 anni, la storica Libreria Palomar di Grosseto, gestita da Massimiliano Marinotti e Monica Volpi, chiude.
L'ultimo post pubblicato sulla pagina Facebook della Libreria Palomar
Una ferita per la città, dichiara il deputato Marco Simiani (Pd): "La chiusura della storica Libreria Palomar rappresenta una ferita profonda per Grosseto e per l’intera comunità maremmana. Non parliamo soltanto della fine di un’attività commerciale, ma della perdita di un luogo unico che per quasi quarant’anni è stato simbolo di cultura, socialità e confronto. La Palomar non era una libreria come le altre, ma un presidio di democrazia, un rifugio, una seconda casa per tanti cittadini. Ha dato lustro a quello che veniva chiamato il ‘salotto buono’ della città: il centro storico. E oggi più che mai la chiusura di questa storica libreria indipendente ci deve far riflettere sulla crisi che stanno vivendo i centri cittadini come quello di Grosseto, una crisi che rischia di minarne il futuro. La Palomar è stata un punto di riferimento per generazioni di lettori, studenti, autori; un crocevia di idee ed energie che hanno contribuito a far crescere Grosseto. La sua chiusura ci ricorda quanto sia necessario sostenere e difendere le librerie e i luoghi della cultura, che oggi più che mai hanno bisogno di attenzione e di politiche adeguate. Il mio ringraziamento va a Massimo Marinotti e Monica Volpi, che con passione e dedizione hanno reso la Palomar uno spazio irripetibile e vivo per decenni. Come hanno detto loro stessi, non è un addio ma un arrivederci. Lo speriamo in tanti, a Grosseto e non solo, perché la Palomar ha richiamato lettori e ospiti anche da molto lontano. Da questa chiusura, seppur amara, può nascere qualcosa di nuovo: perché se è vero che nulla si distrugge ma tutto si trasforma, la Palomar in tutti questi anni ce lo ha insegnato".
Lo stesso Massimo Marinotti, in questi giorni, ha condiviso il pensiero di un'affezionata cliente della libreria: "Questa chiusura – scrive Marta – non è soltanto la fine di una libreria, che già di per sé rappresenta un lutto, una perdita collettiva, ma la fine di un luogo unico, complesso e irripetibile. La Palomar non era una libreria come le altre, ma era uno spazio abitato dalle ambivalenze: libreria e bar, accogliente e spinosa, pubblica e privata, per molti casa, per altri enigma. Io appartengo chiaramente alla prima categoria: per me è stata una seconda casa, un rifugio, uno spazio libero. Ma so bene che non era un luogo adatto a tutti. E non perché fosse necessario appartenere a un’élite culturale o a una nicchia eletta, anzi, ho visto i più diversi tipi umani attraversare quella soglia e accomodarsi su quei divani. Ma dovevi essere disposto a scendere a patti con la sua stravaganza e con le imperfezioni del luogo e di chi l’ha fondata e amata. Dovevi essere disposto a superare le iniziali reciproche diffidenze. Rotti i primi argini, diveniva poi impossibile non lasciarsi travolgere dall’energia che vi circolava. Lì ho visto persone sole trovare famiglia, cuori infranti trovare consolazione, figli poco amati trovare genitori calorosi e ho visto le generazioni mescolarsi, le differenze sciogliersi in una comunità improbabile ma autentica. Un luogo che mi fa pensare a una miniera: bisognava calarsi dentro e scavare per scoprire i suoi tesori nascosti. Oggi, con le sue porte chiuse, mi sento al mondo un po’ più sola e un po’ più vecchia. Con la Palomar si chiude anche un’età della mia vita, e perdo con lei il baricentro della mia vita a Grosseto. Accanto a chi la saluta con indifferenza e a chi forse anche con un po’ di soddisfazione, c’è chi invece piange nel dover dire addio a un luogo tanto amato. Ma io non posso dirle addio. Non posso salutare per sempre Monica e Massimo, e la mia Palomar. Posso solo dirle arrivederci: perché in un modo o nell’altro, spero di poter tornare, ancora una volta, a casa".