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Alberto Sordi
Questa sera, su Rete 4 alle 21:25, torna sul piccolo schermo uno dei capolavori assoluti della commedia all’italiana: Il Marchese del Grillo, film del 1981 diretto da Mario Monicelli e interpretato da un monumentale Alberto Sordi. Si tratta di una pellicola che non ha perso nulla della sua freschezza, e che anzi continua a parlare al pubblico di oggi con la stessa forza con cui conquistò spettatori e critica al momento della sua uscita.
La storia è ambientata nella Roma papalina del 1809, poco dopo l’occupazione napoleonica, in un periodo di contraddizioni profonde: da un lato la rigidità della Chiesa e dei nobili, dall’altro il fermento delle classi popolari e dei movimenti rivoluzionari. In questo scenario si muove il protagonista, Onofrio del Grillo, marchese romano e cameriere segreto del Papa, che passa le giornate a prendersi gioco delle convenzioni sociali con scherzi e burle ai danni di chiunque: familiari, amici, servi, prelati e perfino sconosciuti.
Il marchese, con il suo spirito beffardo, rappresenta una figura anarchica e sovversiva, insofferente alle regole e alle ipocrisie del potere. È un nobile che non prende sul serio il suo rango, che si diverte a frequentare le osterie e a confondersi tra la gente comune, in un continuo ribaltamento di ruoli e gerarchie. La celebre trovata del doppio sosia — quando sostituisce se stesso con Gasperino, un carbonaio rozzo ma onesto che gli somiglia come una goccia d’acqua — diventa lo strumento narrativo per denunciare le disuguaglianze sociali e mostrare quanto siano fragili i confini tra chi comanda e chi obbedisce.
Accanto a Sordi, il cast offre interpretazioni memorabili: Paolo Stoppa incarna un Papa Pio VII diviso tra spiritualità e pragmatismo politico, Flavio Bucci dà corpo al brigante don Bastiano, simbolo di ribellione popolare e disperazione sociale, mentre Caroline Berg porta sullo schermo Olimpia, giovane francese di cui Onofrio si innamora, rappresentando l’attrazione del protagonista verso un mondo nuovo e diverso dalla Roma chiusa e tradizionalista. Completano il quadro una galleria di personaggi minori, ma non meno incisivi: la madre devota, lo zio ossessionato dalla santità di un’antenata, i servitori e i compagni di bevute, tutti funzionali a mostrare un’epoca fatta di contrasti e contraddizioni.
La regia di Monicelli conferisce al film un tono unico: da un lato la cura storica nei costumi, nelle scenografie e nelle ambientazioni — tanto da rendere palpabile la Roma ottocentesca — dall’altro l’ironia tagliente, la battuta rapida e l’impianto satirico che trasformano la ricostruzione storica in un’allegoria universale. Ogni scena è costruita come un piccolo affresco: il lusso dei palazzi nobiliari contrasta con la miseria delle strade popolari, la rigidità delle cerimonie religiose stride con la vitalità delle osterie.
La colonna sonora di Nicola Piovani accompagna il racconto con eleganza, alternando momenti solenni ad altri più leggeri, sottolineando sempre il contrasto tra sacro e profano che percorre l’intero film.
Ma ciò che rende Il Marchese del Grillo indimenticabile è soprattutto la performance di Alberto Sordi: il suo Onofrio è arrogante e generoso, crudele e simpatico, un uomo che sa ridere delle regole perché non ha paura di sfidarle. La sua battuta più celebre, “Io sò io, e voi non siete un cazzo”, è diventata parte del linguaggio comune, un simbolo della satira sociale italiana e del potere assoluto che spesso si arroga chi detiene privilegi.
Guardare oggi questo film significa riscoprire una pagina di cinema che è anche una pagina di storia: dietro la comicità, Monicelli e Sordi hanno costruito una riflessione sulla giustizia, sull’ineguaglianza e sull’eterna lotta tra classi, che rimane attuale e universale. Non è soltanto una commedia in costume: è una parabola sulla libertà individuale e sull’insofferenza verso ogni forma di autorità.
Chi seguirà la proiezione questa sera su Rete 4 non vedrà soltanto un film, ma vivrà una lezione di cinema, di storia e di vita, raccontata con il sorriso amaro di due giganti che hanno segnato per sempre il volto della cultura italiana.
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