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Folle ossessione stasera 30 agosto, un thriller mozzafiato che scava negli abissi della mente umana

Giovanni Ramiri

30 Agosto 2025, 09:35

Folle ossessione stasera 30 agosto, un thriller mozzafiato che scava negli abissi della mente umana

Folle ossessione

Stasera, sabato 30 agosto, alle 21:20 su Rai 2, va in onda Folle ossessione, un thriller mozzafiato che scava negli abissi della mente umana, firmato da Jessica Janos, una regista capace di trasformare la tensione psicologica in racconto viscerale.

La protagonista è Ava Andor, interpretata da Kelcie Stranahan, una decoratrice d’interni elegante e solitaria, segnata da un passato doloroso con una madre dispotica che l’ha privata di affetti e sogni. Quando Ava viene incaricata di ristrutturare la casa di Jim Kellens (interpretato da Matthew Pohlkamp), un affascinante editore, crede di vedere la possibilità di costruire una famiglia ideale, una realtà sospesa tra desiderio e controllo. Ma quel progetto tanto curato si trasforma presto in un incubo.

Il ritmo del film prende forma nella capacità di Ava di trasformare ogni gesto in manovra ossessiva: arredare la casa diventa una messa in scena, osservare i movimenti della famiglia diventa presagio di manipolazione. Inquietudine, sorveglianza, sogni deformati inducono la protagonista a installare telecamere nascoste, a scardinare l’intimità domestica e, infine, a elaborare un piano radicale per cancellare la moglie di Jim, Miranda (Pauline Egan), e separarlo per sempre dalla figlia, Chelsea (Ashlynn Judy). Il desiderio di appartenere diventa quindi controllo assoluto, una spirale che travolge la mente presumibilmente equilibrata di Ava.

Nel cast, oltre ai volti già citati, si affacciano anche Betty (Roberta Hanlen), una vicina vivace e impicciona che incarna l’unico legame alternativo alla follia, insieme ad altri personaggi minori ma funzionali alla tensione crescente: Zach, Darlene e altri che vivono, a loro modo, l’escalation di una distorsione emotiva.

Il film, dalla durata intima di circa 88 minuti, non ha spazio per rallentamenti: ogni scena stringe la corda tra realtà e delirio, spingendo lo spettatore a chiedersi quanto del mondo che vediamo sia davvero autentico. Ava non è soltanto una manipolatrice, è un residuo di un trauma che cerca di costruire sicurezza a ogni costo, anche a costo della violenza più estrema. L’interior design lasciato alle sue mani diventa metafora di un progetto di vita che implode nel momento stesso in cui tenta di diventare realtà.

Nel finale, l’illusione si sgretola: il sogno di famiglia disegnato diventa tragedia, la violenza esplode ed Eva si ritrova sola, a fare i conti con i resti di un desiderio malato. La sua caduta non è solo fisica, ma psicologica, il segno che certe ferite rimosse rimangono vive, pronte a scoppiare nel momento più fragile.

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