L'ARTISTA
Lucio Corsi e Tommaso Ottomano
Lontano dai riflettori e dal rumore della passerella, due figure siedono su un divano rosso come se il tempo fosse sospeso. Non c’è ancora la frenesia delle prove né il brusio delle interviste: solo Lucio Corsi e Tommaso Ottomano, un estathè e una focaccia alla nutella grande come un disco in vinile.
È una scena semplice, domestica, ma dentro ha qualcosa di magico. I capelli lunghi cadono sulle spalle come in un vecchio scatto degli anni ’70, gli abiti raccontano di armadi pieni di storie e mercatini di provincia, e negli sguardi c’è quella lentezza rara di chi vive per creare, non per rincorrere.
Lucio ha sciarpa color ocra a proteggerlo come un talismano, Tommaso, con lo sguardo assorto e le mani attorno alla bevanda, sembra pronto a catturare quell’istante in una canzone o in una pellicola.
Perché la verità è che la musica non nasce solo tra le note e i versi, ma anche negli intervalli: nei silenzi condivisi, negli spuntini improvvisati, nei gesti che si ripetono come rituali segreti.
Forse, per loro, il vero Festival di Sanremo è stato questo: un divano, un’amicizia e la certezza che l’arte, come il pane e il thè, va gustata piano, finché è ancora calda.
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