L'omicidio di Chiara Poggi
Il generale Garofano e l'avvocato De Rensis
Delitto di Garlasco, a Storie Italiane di mercoledì 5 novembre scontro tra il generale Luciano Garofano, ex consulente della difesa di Andrea Sempio, e Antonio De Rensis, avvocato di Alberto Stasi. Garofano ha chiesto di poter intervenire chiedendo a De Rensis il perché, il giorno precedente, l’avesse definito ingenuo.
“Io ho detto che credo ciecamente alla sua buona fede – ha risposto De Rensis - anche perché lei ha detto che ha emesso delle fatture e non sono stato assolutamente ironico, anche perché quando sono ironico credo che si capisca. Leggo, perché così non posso essere frainteso. Il significato indica purezza, onestà, schiettezza. Se lei si è risentito su questa mia interpretazione del termine ingenuo, io trasecolo, perché credo che in questi giorni, anche inopportunamente, siano stati riferiti alcuni particolari sulla sua attività che io non ho condiviso, pensare che in mezzo a tutte queste parole, questa terminologia che ho letto, come si può vedere, che ho letto dal dizionario, l'abbia colpita, mi fa trasecolare. Le aggiungo, però, a questo punto, una domanda, visto che lei ha voluto avere un gentile confronto con me, rinnovandole la mia stima e rinnovandole l'apprezzamento per la sua eleganza che, a differenza, purtroppo, di qualche altro protagonista di questa vicenda, ha sempre esternato nei miei confronti, di questo le sono grato. Io immagino che lei sapesse che quella era un'indagine molto fresca, perché io credo che gli avvocati le avranno detto, è un mese che indagano, 40 giorni, quello che è. Quindi io presuppongo che lei abbia dedotto che, visto che la procedura la conosce benissimo e il suo curriculum professionale lo dimostra per tutto ciò che lei ha fatto nella sua carriera, che ci fosse stata un'istanza di accesso agli atti, perché altrimenti nessuno, se non fa quell'istanza, può avere accesso agli atti, a maggior ragione in un'indagine di omicidio. Quindi io ho presupposto questo, però, ripeto, sono orgoglioso di aver usato il termine ingenuo nella formula dubitativa, perché io ho detto forse è stato ingenuo, ma il significato di ingenuo è quello che ho letto. Se una persona mi definisce ingenuo con questa etimologia, io sono orgoglioso”.
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Luciano Garofano
“Un conto è il termine preso dal significato letterale della parola – ha ribattuto Garofano - Un conto è quello che lei ha aggiunto, motivando perché io sarei stato ingenuo, perché lo ha legato al fatto che io mi ero occupato dell'indagine di Garlasco nel 2007, l'ha allegato al fatto che io, essendo un generale dei Carabinieri, comunque dovevo conoscere la procedura penale, per cui ingenuo, mettendo insieme tutti questi comunque riferimenti, significava che io ero stato leggero, comunque non accorto. Io ero stato accorto, non c'era nessun legame con l'indagine di Chiara Poggi, quindi non c'era nessun legame con l'indagine che io, in parte, ho curato, perché si trattava di verificare se il DNA di Andrea Sempio corrispondeva al prelievo fatto dalla società Skp, per poi redigere una consulenza che riguardava questo aspetto insieme alla consulenza Linarello. Secondo, lei ha sempre, e le do atto, che ha sempre parlato dell'avvocatura, facendone parte, come di qualcosa che andava rispettato. Io ricevo da tre penalisti una documentazione, che è quella dell'istanza che l'avvocato Boccellari ha fatto insieme all'avvocato Giarda, la ricevo da tre penalisti, per un aspetto limitato a quello che oggi ho detto, ma per quale motivo io dovevo stabilire, verificare e scoprire che quella documentazione fosse legittima o meno? Io avevo un compito molto particolare, ristretto agli ambiti, e quindi assolutamente non mi sono chiesto e, lo voglio sottolineare, non mi dovevo chiedere, quindi non sono un ingenuo, perché davo per scontato che quella documentazione fosse legittima e la mia buona fede sta nel fatto che io in quei passati giorni, cioè a maggio, ho scoperto per caso, con l'avvocato Lovati, che la consulenza non era stata depositata, anche rimanendo molto sorpreso. E che quando volevano consegnarla ho detto "No, la consulenza ancora vale, però c'è l'incidente probatorio in corso".

Antonio De Rensis
E quando ho cominciato a sentire, quindi pensi alla mia trasparenza e alla mia buona fede, non sono ingenuo, che c'era il dubbio che questa documentazione non fosse legittima, io mi sono precipitato a scrivere una mail all'avvocato Soldani, perché mi sembrava inverosimile capire che c'era qualche cosa che non andava. Ma non ho avuto alcuna risposta. Quindi nessun legame con l'indagine di Garlasco 2007, un compito definito con un perimetro particolare. E non accetto che lei, al di là della definizione che si fa sul vocabolario, l'abbia legato a degli aspetti che chiunque ha un minimo di comunque intelligenza ha capito che io ero stato avventato, non avevo valutato con la mia esperienza, quella che lei, giustamente, la ringrazio, sottolinea positivamente, quello che avrei dovuto verificare”.
“Non le sarà sfuggito – ha detto ancora De Rensis - che io non ho detto avrebbe dovuto, ma ho detto avrebbe potuto che ha tutto un altro significato e non doveva. Che ha tutto un altro significato che non voglio specificare perché offenderei la sua ampia conoscenza della lingua italiana, però, visto che lei mi ha chiamato in causa, io adesso le chiedo, approfitto di questo spazio che gentilmente ci offre Rai 1 e le chiedo se mi può delucidare. Premetto, è una domanda di cui non conosco la risposta, non è una domanda ironica, gliela faccio come semplicemente una domanda. Il 13 gennaio 2017, sappiamo che lei era già incaricato come consulente, ce lo ha detto lei. Lei, per caso, è una domanda di cui non so la risposta, nel corso di una trasmissione di un'altra emittente è entrato nel merito, ma non specificando della vicenda, non specificando che era già consulente di Andrea Sempio? È una domanda che le faccio, perché io ritengo, ma posso sbagliare, che se mi presento come avvocato, come genetista, come qualunque cosa, incaricato da un soggetto ed espongo una mia tesi, credo che io debba annunciare al pubblico che sono parte in causa, perché altrimenti sembro che sia un opinionista terzo”.
Ancora Garofano: “Allora, mi permetto di dirle, perché la stimo, anche io, che la domanda non c'entra nulla con tutto quello che è stato detto ieri, perché, ripeto, ingenuo va contestualizzato con i riferimenti precisi che lei ha fatto e cioè che io mi ero occupato già di quell'indagine e che dovevo, essendo un profondo conoscitore della procedura penale, informarmi”. “No, no – ha ribattuto De Rensis - deve riportare bene le mie parole, il poteva e doveva sono due verbi diversi”. “Mi faccia parlare – ha aggiunto Garofano - io le dico che non ricordo, 8 anni fa, se ho partecipato a quale trasmissione e non avevo nessun dovere di dire se ero consulente o meno. Ma, adesso, lei sta andando su un altro piano”. “Se è nominato, lo deve dire”, ancora De Rensis. E Garofano: “Ma che c'entra? Mi faccia parlare, mi faccia parlare. Lei, per difendersi, è andato su un altro piano, completamente lontano da quella che è la discussione sul termine ingenuo. Io posso dire, io posso pensare, dire, scegliere di dire quello che voglio. Ma lo vede che lo mette sempre con quel pizzico di suggestione che, veramente, io non credo che la sua professionalità le consenta”.
De Rensis non ci sta: “Sul fatto che la percezione della parola ingenuo, di cui io mi pregio, cioè quando qualcuno mi dice che sono ingenuo, nell'accezione che il dizionario riporta, ne sono orgoglioso”. Garofano replica: “I termini bisogna contestualizzarli e lei l'ha contestualizzata in maniera negativa”. E De Rensis: “Qualora le mie affermazioni dovessero avere, a suo modo, avuto significati particolari, lei è un uomo di vasta esperienza che può fare ciò che ritiene. Io sono assolutamente certo delle parole che ho detto, come tutti i telespettatori hanno ascoltato. La seconda domanda è stata di approfittare, perché io e lei non ci vediamo mai, approfittare della sua presenza e sono, altresì, convinto di ciò che ho detto. Ma se il termine ingenuo l’ha colpita, io sono, ribadisco e finisco, orgoglioso di averlo usato, perché l'accezione che ha questo significato a casa mia, perché io rispondo di casa mia e delle mie parole, schiettezza, purezza, trasparenza. E ribadisco, ribadisco, per l'ennesima e ultima volta, che io sono, ecco, spero di essere inquadrato, così si vede la mia non ironia, io sono fermamente convinto della buona fede del generale, che è l'unico che ha emesso una fattura in quella vicenda lì. L'unica fattura, ad oggi, che conosciamo, è quella del generale Garofano”. Conclude Garofano: “Allora se è convinto della mia buona fede, non c'è bisogno di sottolinearlo, perché l'ho documentato anche quando sono stato sentito dai Carabinieri. Però, le ribadisco, un conto è la definizione del dizionario, un conto è il contesto al quale lei ha legato”.
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