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L'omicidio di Chiara Poggi

Delitto di Garlasco, la difesta di Stasi attacca sulle scarpe e presenta nuova consulenza: "Narrazione tossica: lui ha eseguito in maniera militare tutto quello che gli è stato chiesto. Altri no"

Antonio De Rensis e Giada Bocellari: "Gli hanno detto cosa portare in caserma e poi hanno usato questo contro di lui"

Giovanni Ramiri

12 Ottobre 2025, 16:09

Delitto di Garlasco, la difesta di Stasi attacca sulle scarpe e presenta nuova consulenza: "Narrazione tossica: lui ha eseguito in maniera militare tutto quello che gli è stato chiesto. Altri no"

Antonio De Rensis e Giada Bocellari

L’analisi delle scarpe da comparare con l’impronta del probabile assassino a casa di Chiara Poggi, resta uno degli aspetti più importanti e controversi nelle indagini per il delitto di Garlasco. Se ne è parlato, a lungo, anche nell’ultima puntata di Ore 14 Sera, andata in onda giovedì 9 ottobre su Rai 3, condotta da Milo Infante.

Milo Infante

Nel programma si è ricordato come la procura, nel 2017, parlò di scarpe Geox che Stasi avrebbe scelto di consegnare. L’avvocato Antonio De Rensis, legale di Stasi presente in studio, ha assicurato: “Sono stati i carabinieri a dire ad Alberto quali scarpe portare. E’ stato sicuramente uno degli indagati, poi condannati, vittima della più diffusa narrazione sbagliata della storia giudiziaria italiana. Graffi che compaiono e poi scompaiono con testimoni quasi in lacrime che dicono no, era un arrossamento. Narrazione tossica di gesti fatti da Alberto. Rispettiamo il giudicato, ma sono certo che questa nuova indagine farà emergere valutazioni diverse anche rispetto all’indagine del 2014 che fino a qualche tempo fa sembrava l’indagine delle indagini”.

Antonio De Rensis

Nel corso della trasmissione è stata anche fatta ascoltare un’intercettazione di Andrea Sempio, che afferma: “Io sto vedendo che anche le altre decisioni che hanno preso Lovati e Soldani che a me sembravano esagerate, come non dare le scarpe, andare di qua e di là, comunque hanno avuto dei risultati positivi”.

“Perché gli avvocati consigliano di non dare le scarpe se i numeri erano diversi? Se l’assassino ha il 42 e io il 44 te le do anche tutte. A parte che non dovrebbe essere facoltà dell’indagato darle e non darle”, osserva il conduttore Milo Infante. “Era un suo diritto non dare le scarpe, ma era un dovere della procura prenderle”, dice il giornalista Luca Fazio. “Rita almeno tu, se hai il 44 perché non le dai?”, interviene Infante rivolgendosi alla giornalista Cavallaro, che risponde: “E’ tutto l’atteggiamento di Sempio dall’inizio di questa inchiesta”. “E’ rilevante, perché non ne comprendo la motivazione – osserva la criminologa Roberta Bruzzone – se un assistito è scagionato da un elemento palese e difficilmente modificabile io lo renderei immediatamente disponibile. Non ne comprendo la ragione”.

Andrea Sempio

Stasi ha sempre eseguito in maniera militare tutto ciò che gli è stato richiesto dall’autorità giudiziaria – ricorda De Rensis - Si è sempre presentato ovunque e ha consegnato tutto quello che gli è stato chiesto. Alberto ha sempre detto, ha sempre dato, si è sempre messo a disposizione. Lo hanno chiesto di correre d’estate a dare il dna di estate ed è andato. Non mi sembra che lo stesso percorso, legittimamente, sia stato fatto da altri”.

La puntata di Ore 14 Sera

E’ poi intervenuto l’avvocato Giada Bocellari, storico legale di Alberto Stasi: “E’ stato chiarito che in realtà quando vanno a fare la perquisizione a casa di Stasi il verbale negativo, gli dicono cosa portare in caserma: scarpe e computer. Ci sono i verbali. Un qualcosa che era stata una mancanza di qualcun altro diventa un elemento a carico dell’indagato. Lui ha portato esattamente quello che gli hanno detto di portare in caserma. Le scarpe erano di numeri diversi: ad esempio di Adidas portava il 44 o Lacoste 41. Stasi non aveva Frau con quella suola e la dottoressa Barbaini fa indagini patrimoniali, sequestra foto agli amici di Alberto Stasi per ricostruire il suo passato e non trova nulla. La dottoressa Barbaini ha avuto un certo tipo di convincimento, ha sostenuto la sua tesi in primo grado e in appello. Per me era fermamente convinta della colpevolezza di Alberto Stasi, in assoluta buona fede. Ma c’erano degli elementi da approfondire”.

Giada Bocellari

“Fu fatta una consulenza tecnica specifica sull’individuazione del modello della scarpa – ricorda Bocellari - Il problema è proprio il metodo utilizzato dal dottor Mattei: all’epoca lo difesa di Stasi, anche per la velocità del processo, non aveva approfondito. Mattei aveva preso delle scarpe Frau e li aveva messo nell’inchiostro su dei fogli di carta, in maniera statica. Poi aveva preso l’impronta numero 6 a luminol, che non era stata scattata in maniera ortogonale, e questo è un punto fondamentale perché se non è ortogonale possono esserci degli errori sulla misura, confrontando con i lucidi le varie impronte inchiostrate sulle corte. Aveva ritenuto che il numero più compatibile fosse il 42.

Alberto Stasi

E quindi? Stasi aveva numeri tra il 41 e il 44, portava anche il 42 come l’80% degli italiani uomini. Altre considerazioni li abbiamo approfondimenti nella nostra consulenza, al resto penserà la procura di Pavia”. “Abbiamo presentato una consulenza proprio sull’impronta a pallini – annuncia Bocellari - Per come sta lavorando la procura di Pavia credo sia importante verificare anche la validità della nostra consulenza che non pretende di essere oro colato, ma vuole offrire uno spunto di riflessione”.

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