L'omicidio di Chiara Poggi
Il genetista Matteo Fabbri
“Sarà stato qui un paio d’ore, dalle 6 alle 8. È che mi manda in crisi, Rita”. Le parole sono rivolte alla madre di Chiara Poggi, Rita Preda, da parte di un’amica, e sono intercettate il 21 aprile 2008, durante una telefonata. L’amica parla di Alberto Stasi: “Lui continua a dire “Non sono io, non sono io, dimmi che almeno tu mi credi, dimmi che almeno tu mi credi”. “Io ti credo, Alberto, io ti credo”. Tremava come una foglia: “Non sono io, Rita, non sono io, Rita”. E mi stringeva la mano. Io gli ho detto: “Vedi di dimostrarlo, Alberto”. Che dovevo dirgli?”.
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La madre di Chiara Poggi riesce solo a dire: “Speriamo che emerga”. Poi un altro particolare rilevato dall’amica: “Mi ha detto che nella pattumiera c’erano dentro due Fruttoli e che non era possibile che lei quel mattino abbia mangiato tutta quella roba lì, perché credimi, alla sera prima con me non li ha mangiati”. L’amica ripete le parole di Alberto Stasi: “Come faceva a esserci dentro tutta quella roba lì?”.
Della pattumiera ha parlato anche il genetista Matteo Fabbri: “Relativamente all’esame del contenuto della pattumiera, una prima ispezione noi tentammo di farla nel 2007 – dice – quando ci venne data la prima possibilità dopo circa 30 giorni dall’omicidio, seppur invano insieme al professor Avato che con me formava il team di esperti della difesa, di esaminare in sede di sopralluogo. Non eravamo soli, ma insieme a tutte le parti del processo, il contenuto della pattumiera. Azione che ci venne fortemente bloccata e impedita. Riuscimmo solo a fare una piccola foto in cui, a ricordo, comparivano i Fruttoli e questo Estathè”.
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