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GROSSETO

Giornata antiviolenza, l'impegno dell'Ordine dei medici: "In un anno 254 casi al Codice rosa, non abbassare la guardia"

L'attività della Commissione contro la violenza di genere

Roberto Bata

24 Novembre 2025, 10:52

Giornata antiviolenza, l'impegno dell'Ordine dei medici: "In un anno 254 casi al Codice rosa, non abbassare la guardia"

Il Consiglio direttivo dell'Ordine dei medici di Grosseto

Non solo una data sul calendario, ma un impegno costante ogni giorno per l'Ordine del medici chirurghi e odontoiatri della provincia di Grosseto. Tanto da aver costituito una Commissione di medicina di genere e contro la violenza di genere, per tenere sempre alta l'attenzione sul fenomeno. Secondo i dati 2023, infatti, nel territorio grossetano dell'Asl risultano 254 casi presi in carico attraverso il percorso del “Codice rosa” in un anno sui 557 totali dell'Asl Toscana sud est (457 dei quali relativi ad adulti e 100 a minori). 

«Il 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne – dichiarano la presidente dell'Ordine, Paola Pasqualini, e la tesoriera Giovanna Abate, componenti della commissione – non deve essere soltanto una data sul calendario. È un invito a riflettere, a parlare, mobilitarsi. È un’occasione per ribadire a gran voce che la violenza di genere non è inevitabile ma si può prevenire, si può riconoscere, si può fermare. Come Ordine dei medici, non possiamo restare in silenzio. La medicina ci insegna a riconoscere i segni, ma ci ricorda anche che la cura non è solo clinica: è ascolto, protezione, accompagnamento. Il nostro impegno è chiaro: formare i professionisti della salute perché sappiano cogliere i segnali di violenza e indirizzare le vittime verso percorsi di sicurezza e sostegno. E vogliamo che la nostra voce si unisca a quella di chi chiede giustizia e speranza. Perché la salute delle persone non può prescindere dalla libertà e dalla dignità». 

La presidente dell'Ordine, Paola Pasqualini

I numeri parlano chiaro. «La violenza contro le donne è una ferita che riguarda tutti, non è un fatto privato. È una ferita che attraversa la società, che lascia segni profondi sul corpo e sull’anima, e che chiama in causa la responsabilità di ciascuno di noi. Secondo i dati Istat – riporta la dottoressa Abate – il 31,5% delle donne fra 16 e 70 anni (sono 6 milioni 788 mila) ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Il fenomeno non si ferma: nel 2025, l’Osservatorio nazionale “Non una di Meno” ha registrato 91 casi di femminicidio e violenze letali, di cui 76 femminicidi confermati, 3 suicidi indotti su donne, oltre altri sei casi in fase di accertamento. Secondo il ministero dell’Interno nei primi otto mesi del 2025 sono stati emessi 7571 ammonimenti per violenza domestica e stalking, con un aumento del 70% rispetto al 2024. Questi dati sono ancora più drammatici se pensiamo che da un’indagine stilata dalla Commissione parlamentare di inchiesta del Senato sul femminicidio nel 2021 è emerso che solo il 15% delle donne che subiscono violenza denuncia, il 65% non ne parla con nessuno neppure con un'amica. Questi dati ci fanno capire quanto ancora c’è da lavorare, da intervenire: quello che noi vediamo e che ci indigna è solo la punta dell’iceberg». 

«Non dobbiamo dimenticare – spiega ancora la dottoressa Giovanna Abate – che le conseguenze della violenza sulle donne non sono solo quelle che leggiamo nella cronaca, come omicidi o suicidi. Ma ci sono danni che fanno meno notizia, ma che lasciano segni che durano nel tempo. Infatti secondo l’Oms “la violenza sulle donne è un importante problema di salute pubblica”: pensiamo alle gravidanze non volute, agli aborti indotti che raddoppiano rispetto alle donne che non subiscono violenza, aumentando anche i rischi di aborto non voluto (del 16%), di nascite premature (del 41%) e danni per il feto. Ci sono i problemi ginecologici e le infezioni di origine sessuale con le loro conseguenze a lungo termine sulla salute. Ci sono dolori di varia natura, emicranie, mal di schiena, dolori addominali. E molti studi hanno misurato nelle vittime di violenza di genere una maggiore incidenza di depressione, disturbi d'ansia e stress post traumatico, insonnia, disturbi alimentari e tentativi di suicidio. Soprattutto le vittime più giovani, le bambine, hanno maggiori probabilità delle loro coetanee di adottare nella vita comportamenti autolesivi, come fumare, fare uso di droghe e bere troppo. Tutte ragioni per le quali è importante non abbassare la guardia. Ogni giorno dell'anno». 

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