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Nei cieli

La storia di Vishwash Kumar Ramesh, unico sopravvissuto del volo Air India 171: potrebbe non tornare più a Londra

Giovanni Ramiri

16 Settembre 2025, 06:09

La coda del volo Air India AI171

La coda del volo Air India AI171

Il disastro aereo avvenuto lo scorso giugno ad Ahmedabad continua a lasciare segni profondi non solo nelle famiglie delle vittime, ma anche nell’unico superstite, protagonista di una vicenda umana che racconta la fragilità e la complessità del ritorno alla vita dopo una tragedia di dimensioni immani. Vishwash Kumar Ramesh, 40 anni, uomo d’affari diretto a Londra, è riuscito a salvarsi miracolosamente da quello che viene ricordato come uno dei più gravi incidenti aerei degli ultimi anni, costato la vita a 260 persone. L’aereo, un Boeing 787 della compagnia Air India, destinato all’aeroporto di Gatwick, ha perso potenza pochi secondi dopo il decollo per poi schiantarsi contro un ostello medico della città, trasformando un ordinario volo di linea in una catastrofe avvenuta sotto gli occhi attoniti dei residenti.

Per Ramesh la sopravvivenza ha avuto un prezzo altissimo. Occupava il posto 11A, dal quale è riuscito a uscire fra le lamiere e i fumi subito dopo l’impatto. A differenza dei 241 passeggeri che hanno perso la vita, tra cui suo fratello Ajay, 35 anni, e delle 19 persone che si trovavano a terra, lui è rimasto in vita, riportando solo ferite al volto e contusioni al torace. Le cure ospedaliere sono bastate a sanare i danni fisici, ma il dolore psicologico, il senso di colpa del sopravvissuto e la paura che lo accompagna rischiano di pesare per sempre. La sua famiglia ha confermato che le cicatrici interiori rimarranno molto più difficili da rimarginare e che l’uomo non riesce nemmeno a pensare di viaggiare di nuovo in aereo. La moglie e il figlio di quattro anni lo hanno raggiunto nei giorni immediatamente successivi all’incidente per sostenerlo durante le prime sedute di terapia; tuttavia, rientrati nel Regno Unito, hanno ammesso che Ramesh potrebbe non ricongiungersi più con loro a Londra, scegliendo forse di restare in India, incapace di affrontare ancora un volo.

Vishwash Kumar Ramesh

Mentre lui affronta questo percorso personale carico di dolore e paure, le famiglie delle vittime chiedono giustizia e chiarezza su dinamiche e responsabilità della tragedia. Hanno sollevato gravi dubbi sulla gestione del dopo-incidente: sono emerse denunce riguardo a resti confusi o addirittura smarriti, dettagli che hanno suscitato indignazione e ulteriori sofferenze in chi ha perso i propri cari. L’ondata di proteste ha portato all’avvio di un’azione legale presso l’Alta Corte, volta ad accertare eventuali negligenze. I giudici hanno intimato la compagnia nazionale indiana a produrre i registri aggiornati di manutenzione del velivolo, oltre ai dossier completi dei piloti e della loro formazione. Parallelamente, lo sguardo degli avvocati si è rivolto anche alla Boeing: vengono messe sotto accusa le possibili anomalie elettriche legate a infiltrazioni d’acqua già segnalate in altri Dreamliner e che, secondo alcune ipotesi, potrebbero aver avuto un ruolo nel guasto fatale.

La vicenda di Vishwash Kumar Ramesh diventa così un doloroso simbolo di quella di centinaia di famiglie spezzate da un incidente che ha lasciato domande irrisolte e richieste di responsabilità. Da un lato, c’è la sua lotta quotidiana per ricostruire, tra ricordi insostenibili e paure paralizzanti, un’esistenza che sarà per sempre diversa; dall’altro, la battaglia legale e civile di chi pretende che tragedie simili non si ripetano mai più. Ramesh ha perso un fratello e una parte di sé in quell’aereo precipitato: la sua resilienza personale si intreccia con la ricerca collettiva di verità e giustizia, in un dramma che ha varcato i confini nazionali, scuotendo l’opinione pubblica internazionale sulla sicurezza dei voli e sulla gestione delle emergenze aeree.

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