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SCUOLA

Allarme insegnanti di sostegno: "800 precari in provincia, in pericolo il futuro di tante famiglie"

La denuncia del sindacato Flc Cgil: "Il decreto sulla continuità è un fiasco"

Roberto Bata

02 Settembre 2025, 16:45

Allarme insegnanti di sostegno: "800 precari in provincia, in pericolo il futuro di tante famiglie"

La Cgil lancia l'allarme scuola per gli insegnanti di sostegno: "800 docenti precari in provincia. Un numero enorme, impensabile in quella che vogliamo chiamare società civile – dichiara Alessandra Vegni, segretaria generale Flc Cgil – e oggi, martedì 2 settembre, cominceranno le nomine degli Ata. Presi in giro docenti specializzati, famiglie e precari. Il decreto sulla continuità, il Dm 32 del 26 febbraio 2025 che riguarda le conferme dei docenti di sostegno. è un fiasco. Una situazione davvero paradossale, che va a danno di docenti e famiglie". 

Alessandra Vergni, Flc Cgil

"Nonostante nelle graduatorie siano presenti centinaia di insegnanti con titolo di specializzazione sul sostegno – osservano dal sindacato –, la norma ha consentito alle famiglie di riconfermare anche insegnanti non specializzati, sacrificando la qualità della didattica. In provincia di Grosseto l’ammontare del fabbisogno delle cattedre per il sostegno, aggregando scuola dell’infanzia, primaria e le secondarie, è di 473. Si parla di posti di lavoro full time, a questi vanno aggiunti i 41 aggiuntivi spezzoni di orario da coprire. E i numeri parlano chiaro, queste sono le cifre: per la scuola dell'infanzia su un fabbisogno di 46 cattedre + 8 spezzoni orario abbiamo 22 docenti specializzati; 1 docente specializzato riconfermato, mentre 14 docenti scelti da (54) famiglie hanno preferito riconfermare un docente non specializzato, rinunciando a priori alla possibilità di uno specializzato; per la scuola primaria 155 cattedre + 19 spezzoni, 78 docenti specializzati; 3 specializzati non riconfermati, 61 non specializzati, preferiti da 174 famiglie che hanno rinunciato alla professionalità di un docente formato; per le scuole medie 104 cattedre + 8 spezzoni, 90 specializzati,19 specializzati riconfermati, 21 non specializzati scelti da (112) famiglie; per le scuole superiori 168 cattedre + 6 spezzoni, a fronte di 226 specializzati, 14 non specializzati scelti dalle famiglie. Rinunciando a priori alla certezza di un docente specializzato visto che per 174 posti disponibili ci sono in graduatoria 226 docenti specializzati".

"A Grosseto – dichiara Alessandra Vegni – avevamo la possibilità di coprire quasi interamente il fabbisogno di docenti di sostegno con personale specializzato, soprattutto alle medie e alle superiori. I loro sacrifici per le specializzazioni sarebbero stati ripagati. Invece, con questo decreto, molti insegnanti preparati sono stati scavalcati da colleghi non formati, con un danno evidente per gli studenti e per le famiglie. Negli ultimi anni, infatti, decine di insegnanti grossetani hanno affrontato i lunghi e costosi percorsi di Tfa per ottenere la specializzazione sul sostegno, sacrificando tempo, risorse e vita privata. «Parliamo di corsi duri, fatti di weekend interi passati tra università lontane, tirocini e prove d’esame e oggi questi sforzi rischiano di essere vanificati da una norma ingiusta che non valorizza la professionalità acquisita".

"Il docente specializzato che si vede ora scavalcato, lo studente che ha dovuto rinunciare all’insegnante specializzato ma anche gli insegnanti non specializzati costretti a volte ad accettare la conferma per non rischiare di non lavorare per l’anno successivo – racconta Vegni – Ha vinto solo la propaganda che ha voluto far vedere come soluzione un decreto salva-continuità, una brutta pezza che non servirà a coprire lo strappo/voragine della scuola che è la precarietà. Una precarietà che dai docenti agli Ata coinvolge tutta la scuola e non permette un progetto formativo a lungo termine, ma solo insufficienti manovre di continua ricerca di assestamento e continua insicurezza».

"Il decreto – ricorda ancora Vergni – non ha impedito che si verificassero i soliti spiacevoli imprevisti agli aspiranti docenti. Dal venir assegnati in sedi lontane, all’ottenere solo poche ore di lavoro settimanale (a volte anche 0) invece di un contratto full-time. I problemi non si stanno risolvendo, anzi: in Cgil le chiamate sono continue. Numerose quelle dei docenti che, con l’uscita del bollettino N.1 con il quale sono state assegnati ben 616 posti di lavoro (compresi gli spezzoni orari), non hanno ricevuto l’incarico desiderato, dopo anni e anni di onorato servizio, dopo le migliaia e migliaia di euro investite in diplomi, lauree, master, certificazioni e qualsiasi altra qualifica richiedesse ogni nuova norma. Tutti sacrifici fatti per poi prendere uno stipendio che non permette in molti casi di vivere con adeguata serenità".

"Stiamo parlando di donne e uomini che hanno una famiglia, un mutuo, figli da crescere, stiamo parlando di donne e uomini a cui ogni giorno affidiamo i nostri figli e il loro futuro. Un futuro che viene negato proprio alle persone che devono fornire gli strumenti per affrontarlo. L’unico modo per garantire continuità e qualità è la stabilizzazione dei precari. Altro che decreto salva-continuità – conclude Vegni –: questa è solo una toppa che non copre la vera voragine della scuola italiana: la precarietà. Chi lavora da anni nelle nostre classi merita un’assunzione stabile, non l’ennesima umiliazione".

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