La decisione
Autovelox in funzione
Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con il ministro Matteo Salvini ha deciso di mettere mano a uno dei temi più discussi dagli automobilisti italiani: gli autovelox. A partire da settembre prenderà il via quella che il dicastero definisce “operazione verità”, un piano che prevede la creazione di una mappa nazionale di tutti i dispositivi di rilevazione della velocità in funzione sulle strade italiane. Non si tratta di un semplice censimento informale, ma di un passaggio obbligatorio che coinvolgerà direttamente Comuni, Province e Regioni.
La novità è stata introdotta con la recente legge di conversione del cosiddetto “decreto Infrastrutture” e stabilisce che, entro sessanta giorni dall’attivazione dell’applicazione ministeriale sul sito del MIT, ogni ente dovrà comunicare un set completo di informazioni su ogni apparecchio. Oltre alla posizione esatta, dovranno essere specificati la conformità alle norme, la marca e il modello, così da permettere un controllo incrociato e verificabile. Solo i dispositivi inseriti nella banca dati nazionale potranno continuare a essere utilizzati per il rilevamento delle infrazioni.
Il ministro Matteo Salvini
Il percorso legislativo che porta a questa misura si inserisce in una più ampia strategia di riforma. Già nell’aprile 2024 il MIT aveva stabilito nuove regole tecniche per il posizionamento e l’uso degli autovelox, con l’obiettivo di aumentarne l’efficacia in termini di sicurezza stradale. Ora, alla cornice tecnica si aggiunge un inventario ufficiale che punta a garantire trasparenza, uniformità e rispetto delle finalità per cui i dispositivi sono autorizzati: prevenire incidenti e ridurre la velocità eccessiva, non diventare strumenti di mera entrata per le casse comunali.
Il calendario è però molto stretto. Per far partire il censimento nei tempi previsti, occorre un decreto attuativo entro il 19 agosto 2025. Una volta pubblicato, scatteranno i sessanta giorni per caricare i dati. Se gli enti locali non rispetteranno la scadenza, i dispositivi non censiti rischiano di dover essere spenti o disattivati, con possibili ripercussioni sulla vigilanza stradale e sul contenzioso legato alle multe.
Autovelox in un centro urbano
Sul piano pratico, l’iniziativa del MIT mira a colmare una lacuna storica: in Italia non è mai esistito un elenco ufficiale e completo degli autovelox in funzione, né un sistema centralizzato che permetta di verificarne l’omologazione e l’uso corretto. In passato, controversie legali e pronunce della Cassazione hanno sollevato dubbi sulla legittimità di alcune apparecchiature, alimentando sfiducia e polemiche. Con l’“operazione verità”, il Ministero vuole trasformare questa zona grigia in un quadro chiaro e accessibile, capace di resistere a contestazioni e ricorsi.
In prospettiva, se il progetto andrà in porto, ogni dispositivo avrà una sorta di “carta d’identità” ufficiale, consultabile e tracciabile. Questo permetterà di sapere non solo dove si trova un autovelox, ma anche se è regolare, quando è stato installato e con quale autorizzazione. Per gli automobilisti, significherà maggiore trasparenza; per le amministrazioni, la possibilità di dimostrare che il controllo della velocità è svolto per motivi di sicurezza, non per incrementare le entrate.
Resta da vedere se tutti gli ingranaggi della macchina amministrativa si muoveranno in tempo. La sfida, nelle prossime settimane, sarà rispettare le scadenze e completare un’operazione che, nelle intenzioni del MIT, dovrebbe cambiare radicalmente il rapporto tra cittadini, enti locali e sistemi di controllo elettronico della velocità.
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