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IL CASO

Antenna contestata, Comitato all'attacco: "Il Piano comunale degli impianti di radiocomunicazione? Pieno di errori"

Il presidente Caracciolo: "Siamo pronti a contribuire, ma il Comune riconosca gli errori e riveda la pianificazione"

Roberto Bata

01 Agosto 2025, 17:15

Antenna contestata, Comitato all'attacco: "Il Piano comunale degli impianti di radiocomunicazione? Pieno di errori"

L'abitato di Rispescia, frazione del Comune di Grosseto

Alla base della decisione e delle autorizzazioni ad installare un'antenna 5G nell'abitato di Rispescia ci sarebbero – secondo il Comitato popolare contrario all'impianto – vizi di fondo, contenuti nel Programma comunale degli impianti di radiocomunicazione che, nella sua stesura attuale, "si presenta come uno strumento privo di coerenza interna e inadatto a governare una materia tanto delicata quanto strategica". Ad affermarlo è Carmine Caracciolo, presidente del Comitato per lo sviluppo sostenibile di Rispescia.

"Già dalla lettura – spiega Caracciolo – emergono numerosi errori ortografici e difetti di impaginazione, che non possono essere accettabili in uno strumento tecnico-normativo destinato a incidere direttamente sulla salute pubblica, sulla vivibilità urbana e sul valore delle abitazioni. La Legge quadro 36 del 2001 attribuisce agli enti locali il compito di assicurare la tutela della salute delle persone e dell’ambiente e minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici, contemperando tale esigenza con quella di garantire il servizio. Tuttavia, il piano comunale in vigore sembra distaccarsi da questi obiettivi, offrendo piuttosto una fotografia passiva dello stato esistente che non introduce coerenti criteri di selezione o strumenti di indirizzo".

"A una parte generale che enuncia obiettivi condivisibili, come la tutela della salute, la salvaguardia del paesaggio, la minimizzazione dell’esposizione e la razionalizzazione della rete – prosegue Caracciolo – non corrisponde un adeguato impianto prescrittivo né una coerente rappresentazione cartografica. Il risultato è un documento che dichiara una cosa e ne applica un’altra, finendo per disattendere le sue stesse premesse. Manca un vero studio del territorio, in grado di coglierne le fragilità ambientali, urbanistiche e sociali. La cartografia allegata, anziché riflettere un’analisi accurata, consente l’installazione degli impianti su larga parte delle aree densamente abitate, mentre riserva grosse limitazioni alle aree verdi. Un capovolgimento di senso che finisce per penalizzare i cittadini e tradire la funzione stessa dello strumento".

La cartografia mostrata dal Comitato per lo sviluppo sostenibile di Rispescia

"A differenza di altri Comuni, anche toscani, dove la pianificazione è frutto di un percorso tecnico accurato e improntato alla tutela attiva, a Grosseto si è rinunciato a ogni visione strategica. L’Amministrazione, con questa impostazione – dichiara ancora Caracciolo – evita di esercitare una funzione pianificatoria e abdica alla propria responsabilità di tutela, lasciando campo libero al mercato, senza bilanciamento tra interessi privati e interessi collettivi".

Le situazioni di Rispescia e Casalecci sono considerate emblematiche di questo approccio: "Comunità intere sono state escluse da ogni processo partecipativo – continua Caracciolo –. I cittadini si sono trovati di fronte a decisioni calate dall’alto, senza coinvolgimento, senza informazione, alla mercé di un sistema che li marginalizza anziché proteggerli. Grosseto appare oggi indifesa rispetto alla prepotenza degli operatori di telecomunicazione, in un contesto dove i cittadini sono costretti ad adire le vie legali per vedere riconosciuti diritti che dovrebbero essere garantiti in via ordinaria da chi amministra".

Ma la battaglia non è solo giuridica. "Ovunque si sollevano proteste, ricorsi, polemiche, e questo non può essere considerato un caso. È piuttosto il sintomo evidente di meccanismi che non funzionano, e che rischiano di generare un contagio conflittuale permanente sul territorio. Siamo pronti a offrire un contributo concreto e costruttivo – conclude Caracciolo – purché vi sia l’umiltà politica di riconoscere gli errori e la disponibilità a ripensare profondamente sia il contenuto del programma sia il metodo con cui si affronta la materia. Cerchiamo di evitare che simili criticità si ripetano in futuro, a danno dell’intera collettività". 

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