IL CASO
L'assessore all'Ambiente Erika Vanelli e il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna
L'incontro pubblico con l'assessore all'Ambiente Erika Vanelli chiesto e ottenuto dal Comitato per lo sviluppo sostenibile di Rispescia, per discutere della contestatissima installazione di un'antenna 5G nel centro abitato della frazione, non è bastato ai residenti. Che ora vogliono anche il sindaco.
Durante l'incontro, al quale era presente anche il responsabile del procedimento, il presidente del Comitato, Carmine Caracciolo, ha sollevato quelle che definisce "numerose criticità procedurali e pianificatorie", evidenziando come "dalle dichiarazioni delle rappresentanti comunali sia emerso un sistematico scarico di responsabilità verso enti terzi, in particolare Arpat, la normativa nazionale e i gestori delle telecomunicazioni".
“Arpat – ha spiegato Caracciolo – ha semplicemente risposto a un quesito tecnico, verificando che i valori risultassero conformi ai limiti fissati dalla legge nazionale. Ma non entra, né può entrare, nel merito di quelle che sono prerogative fondamentali del Comune: la gestione dell’intero iter autorizzativo e, soprattutto, la pianificazione urbanistica dell’installazione di questi impianti sul proprio territorio”.
Il Comitato ha ricordato che "la Legge Quadro n. 36/2001 e la giurisprudenza consolidata del Tar e del Consiglio di Stato attribuiscono ai Comuni il potere di individuare siti preferenziali e aree sconsigliate per l’installazione di impianti di radiocomunicazione, purché venga garantita la copertura del servizio. A Rispescia – insistono – questo non è accaduto. Nella redazione della cartografia l’Amministrazione ha dimostrato superficialità e pressappochismo, affidandosi ciecamente ai tecnici senza verificare se l’operato fosse realmente coerente con l’obbligo di tutelare la salute della popolazione, come la legge prescrive. Designando l’intero abitato di Rispescia come area a localizzazione consentita, il Comune ha tracciato un’autostrada per i gestori, rinunciando a quei limiti e criteri selettivi che la legge, la logica e il buonsenso imporrebbero".
Con "gravi anomalie anche sotto il profilo urbanistico", a detta del Comitato: "L’area individuata è infatti classificata come ‘Verde attrezzato’, e come tale rientra nelle ‘aree sensibili’, come riconosciuto dallo stesso Regolamento comunale.” Un regolamento che, tra l’altro, recepisce integralmente i principi della Convenzione di Aarhus, i quali appaiono qui gravemente contraddetti, privando la popolazione del diritto all’informazione ambientale, alla partecipazione effettiva e alla giustizia ambientale. Vista la dichiarata impossibilità da parte dell’Assessora Vanelli di assumersi responsabilità politiche sull’accaduto, che coinvolge invece l’intera amministrazione, il confronto si è chiuso con un impegno chiaro e condiviso: organizzare in tempi strettissimi un incontro con il sindaco e tutti i soggetti coinvolti, onde valutare possibili soluzioni condivise prima di adire le vie legali".
“Alla luce degli elementi raccolti – ha concluso Caracciolo – il ricorso al Tar appare fondato e con buone probabilità di accoglimento. Tuttavia crediamo che sia interesse di tutti evitarlo poiché oltre ad essere una sconfitta per l’amministrazione costituirebbe un’occasione persa per il dialogo con una cittadinanza che chiede soltanto trasparenza, tutela e rispetto”.
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