IL CASO
Il Comitato per lo sviluppo sostenibile di Rispescia non si arrende alle parole del sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna, che aveva confermato il via libera all'installazione della contestata antenna 5G nella frazione.
"La collocazione dell’antenna – dichiara il presidente del Comitato, Carmine Caracciolo – è innanzitutto il risultato di una pianificazione urbanistica distorta. L’operatore ha agito nel rispetto delle previsioni cartografiche, ma sono proprio quelle mappe ad apparire viziate e incoerenti. Vedremo se il comportamento del soggetto attuatore è totalmente legittimo, ma il primo vulnus giuridico e logico risiede nella pianificazione approvata dal Comune”.
Ecco perché, secondo il Comitato: "La cartografia allegata al Programma comunale degli impianti di radiocomunicazione individua infatti come zona consentita all’installazione l’intero centro abitato di Rispescia, inclusa la zona scolastica, senza applicare alcuna fascia di esclusione, nonostante il divieto contenuto all’art. 6 Capo III delle Norme tecniche di attuazione. L’anomalia cartografica – prosegue Caracciolo – è evidente se confrontata con le mappe relative ad altre zone del Comune, in cui scuole, luoghi di culto o residenze protette risultano giustamente escluse. A Rispescia invece si è scelto di ignorare la presenza di una scuola primaria pubblica, oltre alla densità residenziale dell’area”.
A questo, sempre a detta del Comitato, si aggiunge un ulteriore paradosso normativo: "Il Regolamento esclude espressamente dalle aree idonee all’installazione anche l’area contigua del Parco della Maremma, che circonda per intero la frazione, rendendo di fatto impossibile l’installazione in aperta campagna e costringendo gli operatori a collocare l’impianto a ridosso delle abitazioni. Siamo di fronte – sottolinea Caracciolo – a una forzatura che ha rovesciato la gerarchia costituzionale dei valori, anteponendo la tutela del decoro paesaggistico alla protezione della salute e della vivibilità urbana, soprattutto in un contesto abitato da famiglie e bambini”.
Il Comitato evidenzia anche la mancata considerazione di un sito alternativo, già individuato nella mappa comunale come localizzazione consentita, a nord-est del centro abitato, poco distante ma ben separato dalle abitazioni. “Ci chiediamo – aggiunge Caracciolo – se sia stata realmente valutata quest’area agricola, più compatibile con i principi di precauzione e di tutela sanitaria. Sarebbe utile sapere se sia mai stata proposta dal Comune o dal soggetto attuatore. Il Pnrr non può diventare un alibi per derogare a ogni valutazione urbanistica sensata. Al contrario, è nato per migliorare la qualità della vita dei cittadini, e non per compromettere la salute e la coesione delle comunità locali. Un uso maldestro o acritico dei fondi pubblici, oltre a creare tensione sociale, snatura lo spirito stesso della ripresa e resilienza".
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy