Garlasco
Chiara Poggi
Delitto di Garlasco torna al centro dell’attenzione giudiziaria grazie a una svolta investigativa: la Procura di Pavia ha chiesto al tribunale di effettuare nuove ricerche su impronte digitali latenti, mai rilevate in passato, su oggetti recuperati dalla scena del crimine. L’attenzione si concentra ora su una serie di reperti – l’etichetta in carta arancione di una confezione di Estathé, un sacchetto della spazzatura azzurro, un sacchetto di biscotti e uno di cereali – che potrebbero conservare tracce non emerse con le tecniche disponibili diciotto anni fa. L’obiettivo è esaltare eventuali impronte digitali secondo modalità dattiloscopiche concordate tra periti e consulenti tecnici, consapevoli che il tempo trascorso rende questa attività irripetibile e soggetta a modificazioni.
Le nuove analisi si inseriscono in un contesto di indagini che, negli ultimi mesi, hanno già portato a una serie di accertamenti scientifici sui reperti sequestrati nella villetta di via Pascoli. I primi risultati dei 21 campionamenti effettuati su rifiuti e oggetti domestici hanno restituito soltanto i profili genetici di Chiara Poggi e di Alberto Stasi, l’ex fidanzato condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione, mentre non è stato individuato il profilo di Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, più volte finito al centro di sospetti e polemiche. In particolare, il DNA di Chiara è stato trovato su due barattoli di Fruttolo, un piattino di plastica e il sacchetto della spazzatura, mentre quello di Stasi è stato isolato sulla cannuccia di un brick di tè freddo, compatibilmente con la sua presenza la sera precedente l’omicidio.
Nonostante ciò, undici dei ventuno campioni analizzati sono risultati illeggibili dal punto di vista genetico, mentre altri cinque profili richiedono ulteriori approfondimenti, pur risultando riconducibili a Chiara Poggi secondo gli esami finora svolti. Gli esperti sottolineano che il vero confronto ufficiale avverrà solo il prossimo 4 luglio, quando saranno aperti i tamponi conservati a basse temperature e saranno comparati tutti i profili raccolti, inclusi quelli di chi ha frequentato la casa, amici e investigatori intervenuti sulla scena del crimine.
Un focus particolare rimane sulla cosiddetta “Traccia 10”, una macchia definita “sporca” lasciata sulla parte interna della porta della villetta e non attribuita ad alcuno. La difesa di Stasi ha chiesto che venga ripetuto il test per la ricerca di sangue su questa traccia, nella speranza che nuove tecnologie possano fornire elementi finora sfuggiti alle indagini. Parallelamente, i consulenti della Procura stanno valutando anche un’impronta di sangue rilevata sul telefono di casa Poggi, mai considerata all’epoca: secondo alcune ipotesi, potrebbe essere la “firma” dell’assassino che riattacca la cornetta dopo aver chiamato il 118.
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