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LA STORIA

In tv la storia di Nicholas Green, il bambino che donò la vita a sette persone. La tragica morte in Italia, il caso, la scelta dei genitori

A 31 anni dalla morte, venerdì 27 giugno in prima serata su Rai2 «Effetto Nicholas», un documentario che racconta la tragica vicenda del 29 settembre del 1994 e ciò che accadde dopo

Roberto Bata

24 Giugno 2025, 17:18

In tv la storia di Nicholas Green, il bambino che donò la vita a sette persone. La tragica morte in Italia, il caso, la scelta dei genitori

Nicholas Green

Aveva sette anni, era in vacanza in Italia con la famiglia. Il 29 settembre 1994, sull'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, la loro Y10 noleggiata a Roma fu scambiata da alcuni malviventi per quella di un gioielliere. I rapinatori, affiliati alla 'Ndrangheta, aprirono il fuoco: un proiettile colpì il piccolo Nicholas Green alla testa mentre dormiva sul sedile posteriore.

Fu trasportato d’urgenza al Policlinico di Messina, ma le sue condizioni erano disperate e il 1° ottobre 1994 i medici dichiararono la morte cerebrale. Di fronte a una tragedia così grande, i genitori Reginald e Margaret Green presero una decisione che avrebbe segnato la storia italiana: autorizzarono la donazione degli organi del figlio. Grazie a questo gesto, sette persone – tra cui adolescenti e adulti – ricevettero una nuova possibilità di vita, mentre altri due pazienti recuperarono la vista tramite il trapianto delle cornee.

All’epoca, la donazione di organi in Italia era poco diffusa e spesso circondata da diffidenza. Il gesto della famiglia Green ebbe un impatto enorme sull’opinione pubblica, dando vita a quello che venne chiamato “Effetto Nicholas”: nei mesi e negli anni successivi, il numero delle donazioni aumentò sensibilmente in tutto il Paese, cambiando per sempre la cultura della solidarietà e della donazione. Reginald e Margaret Green divennero attivi sostenitori della donazione di organi, promuovendo iniziative e raccontando la loro esperienza in libri e incontri pubblici. In loro onore, in California, fu costruita la Children’s Bell Tower, un monumento composto da oltre 140 campane, molte delle quali donate da famiglie italiane che hanno perso un figlio.

Per l’omicidio di Nicholas furono condannati Michele Iannello (ergastolo) e Francesco Mesiano (20 anni di reclusione). Entrambi si sono sempre dichiarati innocenti, ma la sentenza è stata confermata anche in Cassazione. Iannello, divenuto collaboratore di giustizia, ha successivamente chiesto la revisione del processo, senza però ottenere risultati. Nel tempo ha espresso parole di vicinanza ai genitori di Nicholas, dichiarando che, alla sua morte, donerà i propri organi.

La storia di Nicholas Green è stata raccontata in libri, film e ora anche in un documentario che, a poco più di trent’anni dalla tragedia, ripercorre i fatti, il dolore e la rinascita attraverso la solidarietà. Il documentario offre testimonianze dirette dei genitori, dei medici, dei riceventi degli organi e di chi ha vissuto in prima persona l’“Effetto Nicholas”. La narrazione sottolinea come, da un evento tragico, sia nato un movimento di speranza e civiltà che ancora oggi salva vite e ispira gesti di altruismo. Il documentario "Effetto Nicholas", prodotto da Endemol Shine Italy per Rai Documentari, racconta la tragica vicenda del 29 settembre del 1994 e ciò che successivamente accadde: andrà in onda venerdì 27 giugno in prima serata su Rai2.

Al cinema, invece, la storia di Nicholas è stata raccontata nel 1998 con il film "Il dono di Nicholas" diretto da Robert Markowitz e interpretato da Jamie Lee Curtis nel ruolo di Maggie Green, Alan Bates in quello di papà Reginald e Gene Wexler nel ruolo di Nicholas.

“Negli anni che sono seguiti – ha dichiarato Reginald Green, oggi 92 anni – centinaia di milioni di persone nel mondo, solo perché hanno visto in tv o letto la nostra storia, colpiti dall'effetto Nicholas, hanno capito come una semplice decisione possa trasformare molteplici vite”.

Oggi in Italia parchi, scuole e reparti ospedalieri portano il nome di Nicholas Green. Il suo ricordo continua a vivere non solo nei luoghi a lui dedicati, ma soprattutto nelle storie delle persone che, grazie a un gesto di generosità, hanno avuto una seconda possibilità. La sua vicenda, ora raccontata anche attraverso il linguaggio del documentario, resta un simbolo universale di amore e solidarietà.

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