FOLLONICA
Alberto Aloisi e Matteo Buoncristiani
Le minoranze consiliari di Follonica vogliono vederci chiaro sul Consiglio comunale del 7 aprile scorso, tenuto a porte chiuse, nel corso del quale si è discusso della residenza del sindaco Matteo Buoncristiani. E dopo la pronuncia del ministero dell'Interno, che si era espresso sostenendo che non c'erano ragioni per secretare la seduta, ora l'opposizione annuncia un'interrogazione per sapere chi ha deciso la convocazione a porte chiuse.
"Il Consiglio comunale del 7 aprile 2025 si è tenuto a porte chiuse. O meglio: sbarrate. Un atto – ricordano i consiglieri comunali Emanuele Betti, Francesco Ciompi, Mirjam Giorgieri, Andrea Pecorini e Francesca Stella – che abbiamo subito denunciato alla Prefettura, perché contrario a ogni principio di trasparenza e partecipazione democratica. E oggi possiamo dirlo chiaramente: avevamo ragione. Il ministero dell’Interno, interpellato attraverso la Prefettura di Grosseto, ha confermato in modo netto che quella seduta non poteva essere secretata. Nessuna richiesta motivata, nessuna delibera formale del Consiglio, e la decisione presa nella Conferenza dei capigruppo, lo ribadisce il Ministero, non ha alcun valore legale per giustificare la chiusura al pubblico. E la riservatezza? Una foglia di fico. Lo stesso sindaco che avrebbe chiesto il silenzio in aula ha poi rilasciato dichiarazioni pubbliche sull’argomento, rendendo evidente che non si trattava di diritto alla riservatezza, ma semplicemente di evitare il contraddittorio in aula. Comunicazione controllata, confronto zero".
"Per questo abbiamo presentato un’interrogazione: vogliamo sapere – annunciano i consiglieri – chi ha deciso di secretare quella seduta e perché. Vogliamo sapere se ritengono normale violare le regole del Consiglio per chiudere la porta in faccia ai cittadini. Ma non basta. Abbiamo anche ripresentato le domande sulla residenza del sindaco, le stesse che ci erano state censurate lo scorso 7 aprile, chiedendo che questa volta le risposte siano pubbliche, trasparenti e in aula, come è doveroso in un sistema democratico. Perché i cittadini hanno il diritto di sapere. E noi il dovere di non lasciar correre. Il Consiglio comunale non è proprietà privata di chi governa, ma spazio pubblico dove le regole si rispettano, la verità si discute e i cittadini si ascoltano. Anche quando fa comodo il contrario".
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy