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Grosseto

Il Centro Sportivo di Roselle diventa "Carlo Pucci" in onore dell'icona biancorossa del passato

Giulia Biagi

21 Marzo 2025, 10:54

Il Centro Sportivo di Roselle diventa "Carlo Pucci" in onore dell'icona biancorossa di Grosseto

Il Centro Sportivo di Roselle porterà il nome di Carlo Pucci. È quanto deciso dalla Giunta comunale di Grosseto, che ha accolto la proposta di intitolazione avanzata dall'U.S. Grosseto 1912. "Con quest'atto rendiamo omaggio al 'ragazzo in biancorosso' che ha fatto vibrare i cuori dei tifosi grossetani, - ha dichiarato Giovanni Lamioni, proprietario dell'U.S. Grosseto 1912 dal 2022. - A breve, il nome di Carlo Pucci darà il benvenuto a ogni giovane che, con passione e sacrificio, si dedica al calcio. Siamo orgogliosi che il Centro Sportivo di Roselle diventi il Centro Sportivo Carlo Pucci."

Lamioni ha inoltre espresso la sua soddisfazione: "Da quando la mia famiglia, con perseveranza e amore, ha acquisito il Grosseto calcio, ho sempre desiderato rendere tributo a Carlo. È stato molto più di un atleta: ha rappresentato, nella sua vita e nella sua carriera, i valori di dedizione, talento e lealtà che ispireranno le nuove generazioni. Questa città gli è grata, e speriamo che questo riconoscimento contribuisca a far conoscere la storia di questo straordinario e appassionato biancorosso."

Carlo "Carletto" Pucci, con le sue 259 presenze dal 1949 al 1960, ha segnato la storia del Grosseto. Capitano delle squadre degli anni Cinquanta e Sessanta, ha lasciato un'impronta ben più profonda dei suoi meriti sportivi: la sua passione e la sua lealtà erano evidenti dentro e fuori dal campo. Profondamente legato alla sua famiglia e alla sua terra, ha sempre incarnato valori di integrità e costanza. Anche dopo aver smesso di giocare, ha continuato a contribuire al mondo sportivo: fu impegnato nel CONI provinciale e ritornò nel calcio come allenatore delle giovanili. Nel leggendario campionato 1972-73, fu il fidato collaboratore di Mario Genta quando il Grosseto fu promosso in Serie C. Per Carlo, la maglia biancorossa era un simbolo di appartenenza, una seconda pelle, come ben documentato nella sua biografia "Un ragazzo in biancorosso.

"Sono certo che Carlo, che ha amato immensamente Grosseto e lo sport, oggi sarebbe felice. Non ha mai ceduto a tentazioni che lo avrebbero allontanato dalla sua città" - ha affermato il fratello Dario. 

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